Contratti Statali: c’è chi vuole rinnovare, chi invece vuole scioperare

L’8 ottobre sono ripartite le trattative per il rinnovo del contratto delle Funzioni Centrali.

Al termine dell’incontro, diverse sono le reazioni delle organizzazioni sindacali che hanno partecipato all’incontro.

Da rilevare che ancora non è presente il comunicato ufficiale della CISL.

Contratto Statali, l’USB abbandona il tavolo delle trattative

L’USB (Unione Sindacale di Base) ha abbandonato le trattative in relazione al fatto che non erano state stanziate risorse ulteriori che avrebbero permesso il recupero dell’inflazione.

Il sindacato ha annunciato lo sciopero generale della categoria per la giornata del 31 ottobre.

Contratto Statali: più possibilista la Confsal Unsa

Il sindacato autonomo si colloca in una posizione assai diversa.

L’obiettivo che si pone Confsal Unsa è di arrivare al più presto possibile alla firma del contratto.

In particolare Confsal Unsa ha chiesto che il 95% delle risorse vadano nella retribuzione tabellare.

Tempi lunghi per la firma da parte della UIL

La UIL prevede ancora trattative lunghe.

Le risorse sono insufficienti e, oltre a proporre parte del recupero dell’inflazione, ha proposto una rivalutazione dei buoni pasto.

La CGIL annuncia la mobilitazione

Così comincia il comunicato della CGIL a firma del segretario nazionale FP CGIL Florindo Oliverio:

“La trattativa per il rinnovo del CCNL Funzioni Centrali rischia di finire su un binario morto se il Ministro per la PA e il governo non si decidono a mettere a disposizione le risorse necessarie per garantire l’adeguamento dei salari all’inflazione 22\24. Siamo sempre fermi al punto che lo stipendio di un funzionario, nel triennio 2022/2024 ha avuto una svalutazione da inflazione pari a 290 euro e il recupero proposto dall’Aran si ferma a 141 euro. Basta parlare del governo che fa i contratti in tempi più rapidi dei precedenti. I contratti si fanno quando sono dignitosi e questo non lo sarebbe”.

Un rinnovo contrattuale senza arretrati

Non è prevista l’erogazione degli arretrati per gli anni 2022 e 2023 in quanto i governi non hanno stanziato nulla al di fuori dell’indennità vacanza contrattuale.

L’ARAN ha pure sottolineato come l’“una tantum” corrisposta nel 2023 era un accessorio con non produceva alcun effetto di natura previdenziale.

Gli stessi anticipi del mese di dicembre scorso hanno assorbito l’aumento del 2024 e dovranno essere riassorbiti.

Senza una sanatoria, ci saranno centinaia di migliaia di personale collocato in pensione che, oltre a non aver percepito arretrati, dovrà restituire parte dell’anticipo se andata in pensione.

L’offerta del Governo

Ricordiamo che l’Agenzia Governativa ha messo sul piatto i seguenti aumenti lordi:

  • 141 euro lordi per i funzionari
  • 116 euro lordi per gli assistenti
  • 110 euro lordi per gli operatori

Gli importi sono comprensivi dell’indennità vacanza contrattuale e degli anticipi erogati a dicembre unilateralmente dal Governo.

Gli aumenti, pertanto, decrementati dagli importi anticipati, sarebbero i seguenti:

  • 70 euro lordi ai funzionari
  • 60 euro agli assistenti
  • 57 euro agli operatori

La prossima riunione è prevista entro la fine del mese di ottobre.