Nessun accordo tra ministeri e sindacati della scuola per evitare lo sciopero di giovedì 31 ottobre. La conciliazione dello scorso 15 ottobre è fallita e pertanto la contestazione ci sarà.
L’ufficialità dello sciopero arriva direttamente da Flc-Cgil che mette al centro delle rivendicazioni un adeguamento stipendiale in linea con l’inflazione di questi anni. Obiettivo: il recupero del potere d’acquisto perso per docenti e ATA.
Il 15 ottobre Flc-Cgil e il Ministero del lavoro e della Previdenza Sociale si sono incontrati alla presenza dei rappresentanti del Ministero dell’Istruzione e del Ministero Università e Ricerca. L’obiettivo dell’incontro è stato quello di tentare una conciliazione, a seguito della proclamazione dello stato di agitazione indetto dallo stesso sindacato per il personale del comparto “Istruzione e Ricerca”.
Lo sciopero è stato indetto per giovedì 31 ottobre. Alla base ci sono le seguenti richieste:
Il tentativo di conciliazione, come detto, è però fallito e Flc-Cgil ha quindi ufficializzato la protesta. La Commissione di Garanzia sul diritto di sciopero nei servizi essenziali ha però invitato il sindacato a revocare lo sciopero per la Dirigenza scolastica, revoca poi comunicata il 23 ottobre, come riporta il sito dell’Authority:
Resta invece confermato lo sciopero per il personale Docente e ATA, come rilanciato ieri dal Flc-Cgil.
Nessuna risposta dai ministeri, dunque, in merito a quanto elencato sopra. Silenzio anche sui 400 euro lordi di aumento al mese che il sindacato richiedeva al posto dei 135 euro “garantiti” dagli stanziamenti del governo.
In questo modo, come scritto anche nel volantino dello sciopero, per docenti e ATA la perdita mensile è pari a 270 euro, quella annua arriva addirittura a 3.500 euro.