Cgil ha già detto che non firmerà i rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro dei comparti del pubblico impiego, dalla Scuola fino alle Funzioni Centrali. Le dichiarazioni del Segretario Generale Maurizio Landini risalgono ad appena 4 giorni fa: vogliamo il recupero dell’inflazione piena e non quello che propone ARAN. Le risorse stanziate per gli adeguamenti stipendiali, secondo il sindacato di Corso d’Italia, sono insufficienti. Solo per fare un esempio, per Docenti e ATA di punta ad un aumento di 400 euro a regime.
Non la pensa allo stesso modo la Cisl. Secondo quanto scrive il quotidiano il manifesto, il sindacato guidato da Luigi Sbarra, che non ha mai interrotto il filo di dialogo con il Governo, sarebbe disponibile a firmare presto i rinnovi. E per raggiungere il quorum previsto dalla contrattazione collettiva del pubblico impiego, del 50% di rappresentatività, sarebbe disponibile a stringere un'”alleanza di missione” con il sindacato autonomo FLP.
I rinnovi dei CCNL potrebbero quindi essere guidati dalle categorie della CISL, Funzione Pubblica e Scuola. A fare da apripista potrebbe essere – continua il quotidiano diretto da Andrea Fabozzi – il rinnovo del CCNL Funzioni Centriali che riguarda 195mila lavoratori di ministeri, agenzia fiscali e enti para-statali come INPS e INAIL.
Il tavolo – si legge – “è convocato per lunedì prossimo ma da qui al 28 la partita potrebbe già essere chiusa con Fp Cisl (24,69%), Confsal (15,07%), Flp (9,04%) e Confintesa (6,42%) che garantirebbero all’Aran (l’agenzia che tratta per il governo) la firma sul contratto dicendo «sì» al «misero» aumento del 5,7% proposto dal ministro Paolo Zangrillo“. Il sindacato autonomo Flp è ancora scettico ma il suo “sì” sarà determinante per chiudere la prima vertenza del triennio 2022-2024.
La firma sul CCNL Funzioni Centrali senza Cgil e Uil, potrebbe essere solo primo di una lunga serie. Seguiranno anche Sanità e Scuola, anche se i “pesi” dei sindacati autonomi sono diversi a seconda dei comparti.
Secondo il sindacato di base USB Pubblico Impiego – che ha aderito allo sciopero della Scuola del 31 ottobre – questa tornata contrattuale ci sarà una perdita secca del potere di acquisto degli stipendi dei pubblici del 10%. Con l’ulteriore stanziamento promesso dal Governo nella Manovra di Bilancio ci saranno solo 6 euro in più medi per dipendente.
«I soldi per assicurare stipendi adeguati ci sono – continua l’Usb – : li prendessero dagli extraprofitti delle banche, dall’evasione fiscale e contributiva o dalle risorse che già stanno destinando all’industria delle armi».