Il prossimo anno il bonus mamma sarà esteso anche alle lavoratrici autonome e alle lavoratrici con contratto a tempo determinato, oltre che a quelle con contratto stabile. Lo ha previsto il governo con la Legge di Bilancio 2025, la quale ha però rivisto l’importo del bonus e inserito un limite reddituale al di sopra del quale il bonus non spetta.
Una novità, quest’ultima, che rispetto all’anno passato restringe la platea delle lavoratrici che possono richiederlo.
Il bonus mamma è l’esonero contributivo della quota dei contributi previdenziali a carico del lavoratore. Possono richiederlo le lavoratrici dipendenti madri di due o più figli. L’esonero contributivo spetta – nel 2025 – fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo.
La Legge di Bilancio 2025 introduce tre novità. La prima è che potranno accedere al bonus mamma anche le lavoratrici autonome che percepiscono almeno uno tra:
Inizialmente escluse, tali lavoratrici madri di almeno due figli potranno quindi beneficiare della contribuzione. Continuano a rimanere escluse, invece, le lavoratrici domestiche.
La seconda novità riguarda l’importo del bonus mamma. La legge di Bilancio per il 2024 prevedeva un esonero del 100 per cento della quota dei contributi previdenziali a carico del lavoratore. Quindi una decontribuzione totale da applicare nel limite massimo annuo di 3.000 euro riparametrato su base mensile.
Dal prossimo anno invece l’esonero sarà parziale. Se fino a quest’anno il beneficio raggiungeva quindi i 250 euro mensili, dal prossimo anno scenderà.
Sarà un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, a stabilire la misura dell’esonero contributivo.
L’ultima novità è l’introduzione di un limite reddituale per beneficiare del bonus mamma.
All’articolo 35 della bozza bollinata del DDL di Bilancio 2025 si legge: “l’esonero contributivo di cui al presente comma spetta a condizione che la retribuzione o il reddito imponibile ai fini previdenziali non sia superiore all’importo di 40.000 euro su base annua.”
Escluse dunque tutte le madri lavoratrici, sia dipendenti che autonome, il cui reddito annuo supera tale soglia (intesa come imponibile previdenziale).