Il Bonus mamma deve essere riconosciuto anche alle docenti e ATA con contratto a tempo determinato. Arriva dal Tribunale di Lodi la prima sentenza che ribalta il teorema del Governo, secondo cui nel 2024 il Bonus fino a 3.000 euro doveva essere erogato anche alle lavoratrici madre precarie della Scuola.
A vincere la sentenza è una professoressa madre di un solo figlio. Ma si tratte di una sentenza che apre una grande strada per tutti i precari, della Scuola, degli Asili Nido, e per tutti i lavoratori dei settori pubblici e privati.
La normativa introdotta dalla legge di Bilancio 2024 è stata definita discriminatoria nei confronti delle lavoratrici dipendenti con contratto a termine, per contrasto con la normativa Ue. Il giudice richiama in particolare l’applicazione e il rispetto della direttiva 1999/70/Ce che sancisce il principio di non discriminazione (tra lavoratori a tempo e lavoratori stabili).
Il Bonus spetta alle lavoratrici madri con almeno due o tre figli, fino al compimento di 10 anni da parte del più piccolo, nel primo caso, e fino al compimento di 18 anni, nel secondo caso. L’importo spettante è pari a 3.000 euro annui, pari a 250 euro mensili, lordo Irpef. L’importo di 3.000 euro annui deve intendersi applicabile per una retribuzione annua lorda di 28.410 euro. Al di sotto di questo importo economico il Bonus diminuisce via via.