Con il rinnovo del CCNL i lavoratori statali potranno beneficiare per la prima volta della settimana corta fatta di 4 giornate di servizio. Una misura attesa da tempo dai dipendenti degli enti e delle amministrazioni centrali, ma che ha un preciso target di riferimento.
Sembra quindi che la sbandierata conquista della settimana corta è destinata ad essere perimetrata ad una cerchia delimitata e precisa di dipendenti. Vediamo qual è l’identikit.
L’orario di lavoro previsto dal CCNL Funzioni Centrali è di 36 ore settimanali su 5 giorni. Il nuovo accordo prevede la sperimentazione di una rimodulazione su 4 giorni.
In altri termini si potrà stare un giorno in più a casa, ad esempio il venerdì, realizzando una settimana corta composta di 4 giorni lavorativi di 9 ore ciascuno più la pausa. Ferme restando le conseguenze sul riproporzionamento di ferie e permessi giornalieri.
La misura, precisa l’accordo firmato tra ARAN e una parte del sindacato (senza Fp-Cgil e Uilpa), è di natura sperimentale. Le singole amministrazioni possono decidere di attuarlo o meno, fermo restando che deve esserci il consenso del lavoratore e a condizioni che vengano garantiti i servizi da erogare.
I servizi all’utenza devono comunque essere garantiti, sia se rivolti direttamente al pubblico (in presenza) che da remoto.
Essendoci questa importantissima precisazione, l’accordo pare essere rivolto più concretamente a quei lavoratori o a quelle direzioni, che non svolgono mansioni direttamente connesse con i servizi da erogare ai cittadini. Insomma lo sportellista avrà meno chances di accedere al nuovo regime orario. Mentre l’amministrativo che fa un lavoro di back office avrà certamente un canale preferenziale.