Secondo le stime dell’ISTAT, nel 2025 la rivalutazione delle pensioni all’inflazione dovrebbe attestarsi intorno all’1,6%. Il tasso di inflazione non è stato alto, ed è per questo che anche la rivalutazione sarà contenuta.
La legge di Bilancio 2025 non ha confermato i tagli degli ultimi due anni, pertanto dovrebbe tornare ad applicarsi la legge 388 del 2000. Vediamo in che consiste.
Nel 2023 e nel 2024 la rivalutazione all’inflazione sulle pensioni è stata parziale. Solo i pensionati con un assegno fino a 4 volte il minimo hanno goduto di una rivalutazione piena (8,1% nel 2023 e 5,4% nel 2024). I titolari di assegni più alti si sono dovuti accontentare di aumenti inferiori. La Consulta potrebbe presto stabilire che tale meccanismo di tagli è stato incostituzionale, pertanto nel 2025 non dovrebbe verificarsi.
Pertanto il prossimo anno le rivalutazioni dovrebbero avvenire in tre fasce diverse, come stabilito dall’articolo 69 della legge 388/2000:
Tali percentuali non si applicherebbero in misura integrale ma gradualmente. Per esempio, chi ha un assegno pensionistico pari a 2.000 euro al mese riceverà una rivalutazione pari al 100% dell’inflazione per i primi 1.795,82 euro, mentre la parte residuale sarà rivalutata al 90% dell’inflazione.
Prendiamo per certi il tasso di inflazione dell’1,6% e le tre fasce appena descritte. In base a ciò, di quanto aumenteranno le pensioni nel 2025? Basandosi sulle stile fatte finora: