Supermercati chiusi per almeno 6 giorni l’anno se non si vuole incappare in multe fino a 12.000 euro: è questa la proposta di Fratelli d’Italia che apre il dibattito e che arriva, non a caso, a ridosso delle festività natalizie.
Una proposta che però, in alcuni supermercati, è già realtà.
Silvio Giovine, membro della commissione attività produttive di Montecitorio, e il nuovo capogruppo di FdI alla Camera, Galeazzo Bignami, hanno presentato la proposta di chiusura dei supermercati in almeno 6 giorni all’anno, ossia:
Se la proposta passasse, la chiusura in questi giorni rossi sarebbe quindi non a discrezione della singola azienda, ma obbligatoria per legge. Con multe fino a 12 mila euro per chi non la rispetta e, per chi tiene aperto per due festività in un anno, anche la chiusura da uno a 10 giorni del locale.
Farebbero eccezione i pubblici esercizi come bar, ristoranti, pasticcerie, gelaterie, o i punti vendita all’interno di aeroporti e stazioni, le aree di servizio autostradali e le sale cinematografiche.
Anche senza una legge ad hoc, alcune catene di supermercati hanno già attuato la chiusura in alcuni giorni festivi. È il caso di Alì Supermercati, che conta 118 negozi tra Veneto ed Emilia Romagna. A Natale, Santo Stefano, Capodanno, 1° Maggio e a Pasqua i suoi 4 mila dipendenti restano a casa a godersi la famiglia. Pure a Ferragosto, anche se solo per mezza giornata.
«La decisione di chiudere i nostri punti vendita durante le feste nasce proprio per rispondere all’esigenza di chi lavora con noi di avere del tempo libero in momenti particolarmente significativi dell’anno – spiega all’AGI Gianni Canella, presidente di Alì Supermercati – durante il corso dell’anno chiude la domenica il 30% dei nostri punti vendita, mentre poco meno del 70% apre solo la mattina. Lavorano tutta la domenica solo una parte residuale dei nostri supermercati perché inseriti in contesti particolari».
La proposta di FdI è divisiva. Secondo Federdistribuzione potrebbe favorire il commercio online. Anche Confimprese storce la bocca, definendola “totalmente anacronistica” e sostenendo che il ritorno alle chiusure festive sarebbe dannoso per i fatturati, i posti di lavoro e il servizio ai consumatori. «Anche perché – aggiunge Mario Resca, presidente di Confimprese – il lavoro durante le festività non contrasta con il diritto al riposo, che va garantito tramite turni, giorni di riposo e compensi adeguati».
Più favorevole, invece, Filcams-Cgil. Da tempo il sindacato rivendica la necessità di regolamentare le aperture nelle domeniche e nei festivi così che la decisione non spetti alle sole imprese, in maniera del tutto arbitraria.