Mentre in Italia si discute da tempo della riduzione della settimana lavorativa, in Spagna fanno un passo in avanti. Nella giornata del 20 dicembre il Governo e le parti sociali più rappresentative, i sindacati CCOO e UGT, hanno sottoscritto un accordo che porta a 37 ore e mezzo la settimana lavorativa.
La variazione non porterà alcuna diminuzione del salario mensile: i lavoratori continueranno a guadagnare come prima, lavorando meno di prima.
Dopo la firma il Segretario Generale del sindacato CCOO, Unai Sordo, ha dichiarato: “oggi è un giorno significativo per i lavoratori perchè si chiude una vertenza che ci ha visti impegnati per gran parte di quest’anno e che modifica l’orario massimo legale di lavoro per la prima volta dal 1983”. Quarantuno anni fa i lavoratori spagnoli approdavano per la prima volta alle 40 ore settimanali.
Da allora “le condizioni di lavoro sono mutate significativamente. Tra il 1990 e il 2022, la produttività per ogni ora lavorata è cresciuta del 30%, mentre i salari reali sono aumentati solo dell’11,5%”. Un rapporto impari che – secondo il sindacato – da solo giustifica il cambio di passo.
Con l’accordo la rappresentante del Governo, Yolanda Diaz Perez, vice-premier e Ministro del Lavoro, si è impegnata – a nome di tutto l’Esecutivo – a portare avanti una iniziativa legislativa sulla riduzione settimanale, registro giornaliero e diritto alla disconnessione dei lavoratori.
Sarà dunque modificato l’art. 34 dello Statuto dei Lavoratori spagnolo che attualmente fissa a 40 ore l’orario settimanale.
I contratti collettivi avranno tempo fino al 31 dicembre 2025 per adeguare le loro previsioni alla nuova durata settimanale nel calcolo annuale.
La durata massima dell’orario di lavoro fissata oggi dallo Statuto dei Lavoratori spagnolo è di 40 ore settimanali calcolati come media nell’anno. Questo significa che i lavoratori possono alternare settimane con regime orario più alto di 40 ore e settimane con regime inferiore alle 40 (“distribución irregular”).
Con la riduzione a 37,5 ore settimanali resta il principio che devono intendersi come media in un periodo di un anno.
In Italia la discussione è aperta da circa 30 anni. Da quando il Partito della Rifondazione Comunista presentò una proposta di legge durante la legislatura guidata dall’allora Governo Prodi. L’argomento fu una delle ragioni divisive dell’accordo tra i partiti di centro-sinistra.
Da allora il tema è stato cavalcato solamente dalle organizzazioni sindacali. In particolare Fim-Fiom-Uilm, i sindacati dei lavoratori dell’Industria metalmeccanica che nella vertenze oggi aperte per il rinnovo dei CCNL pmi e grande industria chiedono la riduzione della settimana a 35 ore, con una sperimentazione che potrebbe prevedere il rafforzamento del lavoro a turni. Al momento la posizione delle rappresentanze dei datori di lavoro non ha fatto alcuna aperta rispetto alle rivendicazioni sindacali.