CCNL Funzioni Centrali, nella seduta di lunedì 23 dicembre il Consiglio dei Ministri ha dato l’ok all’ipotesi di accordo che coinvolge circa 195 mila statali.
L’accordo fa riferimento al triennio 2022-2024 e pone le basi per quello del prossimo triennio, 2025-2027. Oltre agli aumenti, si sperimenta per la prima volta la settimana corta.
Il contratto approvato il 23 dicembre in CdM è stato sottoscritto all’Aran lo scorso 6 novembre da Cisl-Fp e i sindacati autonomi Confsal Unsa e Confintesa. Non hanno firmato Fp Cgil, Uil Pa e Usb Pi.
L’incremento medio mensile a regime di 165 euro per tredici mensilità, che corrisponde a un aumento del 6%, secondo loro infatti non basta: «l’inflazione nel triennio 2022-2024 ha raggiunto il 17%. In termini reali quindi perdiamo l’11% del salario», sostengono.
Oltre a tali aumenti, l’accordo prevede 1.000 euro di arretrati medi mensili, calcolati fino a dicembre 2024. Sono infatti escluse le annualità del 2022 e del 2023, in quanto coperte dall’indennità di vacanza contrattuale stanziata prima dal Governo Draghi e poi da quello attuale guidato da Giorgia Meloni.
Il nuovo CCNL di comparto si applica, come detto, ai 195 mila dipendenti di ministeri, agenzie fiscali (Entrate, Riscossioni, Dogane, ecc.) ed enti pubblici, come INPS e INAIL.
Per la prima volta, tali lavoratori sperimenteranno la settimana corta. Le ore di lavoro settimanali rimangono 36. Verranno però spalmate su 4 giorni da 9 ore (più la pausa) anziché su 5. Anche su questo punto Fp Cgil esprime delle perplessità: «questo ci farà perdere un buono pasto alla settimana, 5 giorni di ferie e le ore di permesso».
Soddisfatto dei risultati raggiunti invece il Ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo. Affida ai social il suo entusiasmo: