Le 35 ore settimanali a parità di salario, obiettivo sindacale di Fim-Fiom-Uilm per il rinnovo del CCNL Industria metalmeccanica, sono già realizzabili a livello aziendale. E’ questa la posizione assunta dagli Industriali al tavolo negoziale e ribadita, di recente, anche dal Direttore di Federmeccanica Stefano Franchi.
Una posizione pragmatica ma che assume anche un altro significato: non si possono prevedere nel CCNL regole generalizzate per tutte le aziende. Vediamo quali sono le motivazioni secondo i vertici confindustriali e cosa è sfruttabile per trovare un’intesa col sindacato.
I sindacati chiedono che vengano previste forme sperimentali di riduzione della prestazione a 35 ore settimanali, senza variazione sul salario. Federmeccanica e Assistal da sempre sostengono che non è possibile applicare questo principio in ogni azienda, in ogni stabilimento, in ogni reparto.
Regole rigide uguali per tutti no, ma aperture a regime orario ridotto concordato a livello aziendale sì. Anche perchè – ed è qui che emerge la frase con cui gli Industriali sembrano voler “liquidare” il sindacato e la loro proposta di Piattaforma – oggi si può già fare. Occorre, però, tener conto le ragioni organizzative o tecnologiche che possono spingere le imprese ad adottare questi regimi. Come negli accordi già sottoscritti a livello aziendale di riorganizzazione dei turni di lavoro, cicli produttivi continui o nelle situazioni in cui l’automazione ha cambiato il ritmo delle attività.
«Non è necessario introdurre nuove regole – afferma Stefano Franchi in un’intervista a Industria Italiana –. Già oggi, le aziende possono rimodulare l’orario attraverso sperimentazioni e misure specifiche. La priorità dovrebbe essere sfruttare al meglio le opzioni già disponibili, anziché imporre cambiamenti che possono compromettere la competitività delle imprese».
Le opzioni già disponibili e attivabili a livello aziendale sono quelle che passano per il coinvolgimento dei PAR, il monte ore permessi dei metalmeccanici spesso non utilizzati dai lavoratori. Pare sia molto alto il numero dei PAR liquidati e non fruiti.
Da qui la proposta di Federmeccanica: la strada da percorrere è quella dei modelli e linee guida utilizzabili dalle aziende per sperimentare rimodulazioni dell’orario di lavoro volte ad aumentare la produttività con un equilibrio tra lavoro e vita privata.
«Abbiamo proposto di introdurre meccanismi che garantiscano la piena fruizione di questi strumenti per assolvere la propria funzione originaria, ridurre l’orario di lavoro». Insomma se lo scopo dei PAR è quello di dare più tempo libero ai lavoratori, allora che vengano utilizzati a tale scopo attraverso un meccanismo che li coinvolga, che significa in qualche modo chiedere ai lavoratori di “pagare” per avere l’orario ridotto.
Ma i sindacati chiedono una sperimentazione condivisa a livello nazionale, anche negli obiettivi, e quindi definita col CCNL. E che abbia “l’obiettivo di raggiungere progressivamente una riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali”.