Contratto sanità, al termine dell’incontro di martedì 14 gennaio si saprà se l’Aran e i sindacati hanno raggiunto un accordo e siglato una preintesa per il rinnovo del Ccnl.
Il rinnovo per il triennio 2022-2024 coinvolge 581.148 lavoratori del comparto, tra infermieri, tecnici e personale non dirigente.
Il nodo da sciogliere rimangono gli aumenti. Le risorse disponibili per la sanità sono 1,784 miliardi di euro, ma di queste solo 1,501 miliardi potranno essere usati per i rinnovi di contratto.
In base a tali finanziamenti, l’Aran ha calcolato che l’incremento medio mensile pro capite nelle retribuzioni sarà di 172,37 euro lordi, su cui pesa tuttavia oltre il 30% di imposte. L’aumento si tradurrà dunque in 145,10 euro al mese in più in busta paga. Inoltre, va considerato che non tutte le voci faranno lievitare la retribuzione di base.
Gli aumenti si tradurrebbero pertanto in una somma insoddisfacente, almeno a sentire i sindacati:per i lavoratori della sanità si tratterebbe, infatti, di un mero aumento del 6,8%.
Il rischio che gli incontri del 13 e del 14 gennaio non portino a nulla è alto. «Dopo sette mesi di intense trattative è necessario arrivare alla firma se, anche dalla parte dei sindacati, c’è la volontà di dare continuità alla contrattazione. In caso contrario, ognuno si assumerà le proprie responsabilità
» ha fatto sapere il presidente dell’ARAN Antonio Naddeo.
È concreta la possibilità di una spaccatura tra le sigle sindacali rappresentative. C’è chi intende aderire alla firma definitiva, ma anche chi preferisce rigettare l’accordo, con la conseguenza che nemmeno stavolta si riesca a sottoscrivere la preintesa.
L’ARAN sottoscrive i contratti collettivi verificando che le organizzazioni sindacali che aderiscono all’ipotesi di accordo rappresentino complessivamente almeno il 51%.
Cgil e Uil, i due sindacati confederali maggiormente dissenzienti, hanno avviato una consultazione online in cui hanno ottenuto il 98% di “no” alla versione proposta da ARAN e accolta dalle altre sigle. Tuttavia, proprio in base al 51% suddetto, basterebbe che uno dei due sindacati autonomi che rappresentano gli infermieri, Nursind e Nursing Up, approvasse le condizioni prescritte dall’ARAN.