Il 15 gennaio 2025 segna la fine della prima fase di mobilitazione dei sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm, con l’ultima giornata di scioperi che coinvolgeranno migliaia di lavoratori in tutta Italia. E già si parla di una nuova possibile ondata di proteste se gli Industriali non metteranno sul piatto una proposta complessiva accettabile per i lavoratori. A partire dal salario, certo e senza sistema “gratta e vinci”.
La protesta, che ha avuto diverse tappe e manifestazioni in varie città, è stata sostenuta da un forte consenso tra i lavoratori del settore con punte dell’80% in alcune aree del Nord del Paese come la provincia di Trento e Bergamo, ma anche dalle preoccupazioni per il futuro del comparto industriale.
La mobilitazione è stata incentrata sulla richiesta di un’accelerazione per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto il 30 giugno 2024. E su una serie di richieste specifiche, tra cui percorsi condivisi per uscita dal precariato, maggiore welfare, più sicurezza e politiche più inclusive per la formazione professionale.
Il 15 gennaio segna anche la fine del blocco degli straordinari e della flessibilità.
Nonostante questa prima conclusione, i sindacati avvertono che la fine di questa fase non segna la fine delle tensioni. Se infatti Federmeccanica e Assistal, le associazioni confindustriali che rappresentano le imprese metalmeccaniche, non aprirà un tavolo di discussione serio e costruttivo sulla piattaforma rivendicativa avanzata dai sindacati, è possibile che venga lanciata una seconda fase di mobilitazione. Già a febbraio oppure in primavera. Per ora, i sindacati restano in attesa di una risposta ufficiale da parte degli Industriali, che potrebbe determinare l’evoluzione della situazione. Anche Fiom, in un post sui social, parla di “primo giro di scioperi”.
Le organizzazioni sindacali in questa fase sono compatte nel sottolineare la volontà di arrivare a una soluzione condivisa con gli Industriali ma che se la controparte continuerà a ignorare le loro istanze, non esiteranno a intensificare le azioni di protesta.
L’obiettivo di Fim, Fiom e Uilm è ottenere risposte concrete alle loro richieste, in particolare per quanto riguarda l’aumento delle retribuzioni, che sono percepite oggi come inadeguate rispetto al nuovo costo della vita rispetto alle impennate inflattive e alle esigenze dei lavoratori.
In particolare chiedono 280 euro al livello C3, che corrisponde ad un importo superiore allIPCA NEI stimata per il triennio di riferimento (che scade il 30 giugno 2027). Lo ha sottolineato il Segretario Generale Fiom Cgil Michele De Palma parlando, alcuni giorni fa, durante un’assemblea dei delegati del settore Aerospazio.
Il Segretario ha anche commentato un’intervista al presidente Federico Visentin, massimo esponente di Federmeccanica. “La loro fantastica proposta è che dobbiamo aspettare giugno, un po’ come chi ha comprato il biglietto del Gratta e Vinci, o la lotteria di Natale, di Capodanno, ha fatto la notte dell’estrazione. E dobbiamo aspettare giugno quando ci sarà «l’estrazione» dell’andamento dell’inflazione per capire quant’è l’aumento del contratto nazionale in paga base. Nella stessa intervista il presidente di Federmeccanica dice che fan fatica a trovare i lavoratori. Ma come si fa a non mettere insieme la prima questione con la seconda questione?”, incalza De Palma.
Che il problema sia il salario è ben noto a tutti, anche perchè il CCNL dell’Industria metalmeccanica è ora diventato “un riferimento” anche per gli altri settori, perchè ha determinato aumenti in linea con il potere di acquisto tra il 2023 e il 2024.
“Noi abbiamo chiesto in piattaforma aumenti salariali superiori l’IPCA NEI. La nostra piattaforma è un riferimento per tutto il Paese, dimostrazione di come possono cambiare le cose rispetto ai bassi salari. E perchè – chiedo a Federmeccanica – un sistema che ha funzionato quando ha pagato poco dal punto di vista degli aumenti contrattuali, ora lo dovremmo mettere in discussione? Perchè – scandisce il leader Fiom – durante la vigenza contrattuale ha garantito il potere d’acquisto”.