Dalle prime buste paga del 2025 si nota già: gli aumenti dei salari netti annunciati dal Governo dopo l’approvazione della Manovra di Bilancio non ci sono.
A metterlo in luce è il primo sindacato italiano per iscritti, Cgil che parla di una perdita da 1.200 euro annui soprattutto per chi ha un reddito basso. La misura e i suoi effetti riguardano sia i lavoratori del settore privato che dei comparti del pubblico impiego.
Il bluff, già messo in luce alla fine di ottobre da TuttoLavoro24.it in un articolo di approfondimento, viene fuori dal passaggio dal meccanismo di decontribuzione alla defiscalizzazione introdotta quest’anno dalla nuova Legge di Bilancio.
In altri termini, se con il precedente sistema, si poteva ottenere fino a 160 euro circa di vantaggio netto mensile, entro una retribuzione imponibile di 2.692 euro, ora questo meccanismo – introdotto dal Governo Draghi – è annullato. Al suo posto un meccanismo di defiscalizzazione, che introduce maggiore stabilità del beneficio mese dopo mese, ma gli effetti sul salario netto saranno notevolmente ridotti. Specie per chi ha redditi bassi.
Nel 2025 la modalità di calcolo è differente e più complessa. Il riferimento non è più l’imponibile previdenziale ma l’imponibile fiscale (comprensivo anche di altri redditi, non solo quelli percepiti in busta paga).
Il nuovo bonus fiscale – e non più previdenziale – decresce al crescere del reddito:
La perdita più pesante la percepiranno coloro che hanno un reddito dagli 8.500 euro ai 9.000 euro, che perde circa 1.200 euro all’anno, vale a dire circa 100 euro mensili.
“Stiamo parlando – sottolineano da Cgil – di quasi due mesi di salario in meno per lavoratori e, soprattutto, per lavoratrici povere, che già vivono in una condizione di precarietà che il governo non solo non vede, ma contribuisce ad aggravare”.