La recente rottura delle trattative per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2022-2024 per il comparto sanitario ha sollevato numerose polemiche. CGIL, UIL e Nursing Up hanno deciso di non firmare l’intesa proposta dall’Aran, l’agenzia che rappresenta il governo nelle negoziazioni, bloccando di fatto le negoziazioni. I tre sindacati, insieme superano più del 50% della rappresentatività nel settore.
Non l’ha presa bene il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, che – intervistato dal Corriere della Sera – ha definito questa decisione un passo indietro significativo, evidenziando l’importanza degli aumenti salariali e delle risorse stanziate per gli infermieri e il personale amministrativo, che per ora rimarranno ferme.
La rottura non riguarda solo il comparto sanità: martedì scorso, gli stessi sindacati hanno detto “no” anche all’intesa per i dipendenti pubblici delle Funzioni Centrali, che però è stato ugualmente sottoscritto.
I sindacati CGIL, UIL e Nursing Up hanno rifiutato l’accordo sostenendo che gli aumenti proposti non siano sufficienti a coprire il rialzo dell’inflazione, che nel triennio di riferimento ha raggiunto il 17%.
Secondo Antonio Naddeo, però, questa posizione non tiene conto della condizione del Bilancio Statale.
Per il rinnovo di tutti i contratti del settore pubblico, sono stati previsti circa 10 miliardi di euro nella legge di bilancio 2024 e altre sono state stanziate. Tuttavia, per raggiungere un adeguamento completo all’inflazione, Naddeo afferma che sarebbero necessari oltre 30 miliardi, una cifra insostenibile per le attuali disponibilità statali.
Un punto centrale delle polemiche riguarda l’entità degli aumenti salariali. Naddeo ha precisato che, per il comparto sanità, gli aumenti medi mensili lordi ammonterebbero a 172 euro per il triennio, distribuiti su 13 mensilità. Che avrebbero potuto essere erogati già dal 2025.
Inoltre, erano previste indennità specifiche per categorie particolarmente penalizzate, come gli infermieri di pronto soccorso, che avrebbero ricevuto un’indennità di circa 305 euro lordi al mese nel 2025, con un ulteriore aumento di 60 euro dal 2026, oggi ferma a 120. Per queste categorie, le condizioni lavorative avrebbero potuto migliorare significativamente rispetto alla situazione attuale, sottolinea il Presidente ARAN al Corriere della Sera.
Il mancato rinnovo del contratto non solo congela gli aumenti salariali per gli Infermieri, Tecnici e Ausiliari, ma mette a rischio anche altri benefici previsti dall’intesa. Tra questi:
• Lavoro agile ampliato: una misura molto richiesta dai dipendenti;
• Esonero dai turni notturni per gli over 60: oggi previsto solo dai 62 anni in sù;
• Sostegno legale e psicologico: per i lavoratori vittime di aggressioni in ospedale.
Naddeo ha inoltre evidenziato che, in assenza di un accordo, i fondi potrebbero essere erogati in forma extracontrattuale, perdendo però tutte le migliorie normative che accompagnano il rinnovo. Come anticipato dal Ministro della PA Paolo Zangrillo, che ha parlato di un nuovo anticipo Contratto.
La decisione dei sindacati di non firmare il rinnovo lascia in una posizione di stallo circa 581 mila lavoratori del comparto sanitario. Naddeo ha espresso delusione per il “no” ricevuto, soprattutto dopo mesi di trattative in cui erano stati proprio i sindacati a partecipare attivamente alla mediazione.
Se la situazione non dovesse sbloccarsi, il comparto sanitario rischia di rimanere escluso da benefici già approvati in altri settori, come quello delle funzioni centrali (ministeri e agenzie), dove il rinnovo è stato firmato lunedì scorso con il supporto del 54% dei rappresentanti sindacali.