Le trattative per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro della Scuola per il triennio 2022-2024 sono iniziate da appena un mese ma si può già dire che stanno attraversando una fase di “stallo”.
Tutti i sindacati che siedono al tavolo con l’ARAN sono consapevoli di avere a che fare con un rinnovo “anomalo”, per la particolare esiguità delle risorse a disposizione. E alcuni di loro sono fortemente tentati di non firmare l’accordo, ritenendo che le risorse volute dal Governo non siano sufficienti a garantire aumenti salariali adeguati.
Il Governo ha stanziato risorse per il rinnovo contrattuale, ma una parte significativa di questi fondi è già stata erogata in anticipo sotto forma di incrementi una tantum nel 2024 (percepiti in anticipo a dicembre 2023) e nel 2025. Questo ha ridotto fortemente le risorse a disposizione per il nuovo CCNL, compromettendo gli aumenti effettivi che dovranno arrivare a Docenti e ATA.
Secondo le tabelle elaborate in esclusiva da TuttoLavoro24.it, una volta firmato il rinnovo i lavoratori della scuola si troveranno con aumenti reali di circa 56 euro netti al mese (clicca qui per vedere le tabelle complete). Questo calcolo si basa sulle seguenti considerazioni:
Di fronte a questi numeri, i sindacati devono prendere una decisione difficile: firmare un contratto che porterà solo 56 euro in più al mese o respingere l’accordo e chiedere nuove risorse? La tensione tra le sigle è alta, e nessuna sembra voler prendersi la responsabilità di un contratto così penalizzante per i lavoratori.
In questa fase Governo e ARAN sono alla ricerca dei sindacati “responsabili”, disponibili a “metterci la faccia”, a farsi carico di firmare un accordo che stabilisce gli aumenti reali più bassi della storia delle relazioni sindacali nel sistema dell’Istruzione e Ricerca. Ed anche più bassi di quelli fino ad ora visti tra i comparti pubblici e i settori privati.
La “ricerca” di concluderà, evidentemente, non prima del termine delle elezioni per le RSU.
A rendere ancor più complessa la situazione c’è il voto per le elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU), previste per il 14, 15 e 16 aprile 2025. Attualmente, la Cisl Scuola è il primo sindacato del comparto, con un leggero vantaggio sulla Flc-Cgil. Tuttavia, il malcontento dei lavoratori potrebbe cambiare gli equilibri di rappresentanza. In gioco c’è anche il ruolo e il peso che potrebbero avere sindacati come Uil Scuola, Anief e Gilda degli Insegnanti.
Sul “balcone” restano sempre affacciate le sigle del sindacalismo autonomo e di base come USB Lavoro Pubblico, che nel proclamare lo sciopero della scuola per la giornata del 3 aprile ha lanciato un concreta richiesta sul lato economico: erogare ai lavoratori della scuola un aumento di 500 euro.
E’ possibile che si rimescolino gli equilibri a favore di sigle più critiche nei confronti del Governo e che chiedono – per la realtà da tempo – un ulteriore stanziamento. Secondo Flc-Cgil – ad esempio – occorre mettere in conto un realistico recupero del potere d’acquisto, eroso dall’inflazione al 17% in questi anni, e garantire 400 euro di aumento. L’esito delle elezioni RSU potrebbe dunque influenzare le prossime mosse delle organizzazioni sindacali e la tenuta dell’intero tavolo negoziale con l’ARAN.