Stop all’Aumento dell’Età Pensionabile. In ballo un Decreto da 200 Milioni

L’aumento dell’età per andare in pensione va sospeso. Secondo le ultime indiscrezioni, il governo Meloni starebbe pensando a un modo per farlo.

In cantiere ci sarebbe un decreto che potrebbe arrestare l’aumento dell’età pensionabile già a partire dai prossimi anni.

L’aumento dell’età per la pensione nel 2027

L’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni sta preparando un decreto da 200 milioni di euro per fermare l’aumento dell’età pensionabile previsto a partire dal 2027.

Dal 1° gennaio 2027, infatti, gli italiani andranno in pensione più tardi, a 67 anni e 3 mesi. La pensione anticipata, invece, sarà accessibile con 43 anni e un mese di contributi (42 anni e un mese per le donne). Tre mesi in più dei requisiti attuali (in vigore dal 2019) per andare in pensione: questo perché l’età pensionabile e contributiva vengono adeguati periodicamente via via che si innalza la speranza di vita.

La misura in cantiere punta proprio a congelare questo adeguamento automatico legato all’aspettativa di vita, almeno per il prossimo biennio. Così facendo, eviterebbe che i lavoratori italiani debbano restare più a lungo al lavoro per poter accedere alla pensione.

Un Decreto da 200 milioni per evitarlo

Per evitare il rincaro automatico dei requisiti, il Ministero del Lavoro sta lavorando a un decreto, finanziato con circa 200 milioni di euro. Tale strumento consentirebbe di mantenere l’attuale soglia per l’accesso alle pensioni anticipate, almeno fino al 2027.

L’indiscrezione è giunta proprio dal sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon, che più volte, insieme al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, si è espresso a favore di uno stop ai tre mesi ufficializzati dall’Istat e recepiti dalla Ragioneria di Stato. Anche sui social:

Il decreto dovrebbe essere pronto per il prossimo 1° maggio, ma il governo ha tempo fino alla fine dell’anno per trovare le risorse per sterilizzare l’adeguamento. O per evitare quantomeno che l’automatismo abbia effetti sui lavoratori a pochi anni dall’uscita. I prossimi mesi saranno cruciali.