Secondo un’analisi pubblicata da Il Sole 24 Ore, i redditi dichiarati dagli italiani nel 2023 hanno raggiunto quota 1.015 miliardi di euro, un valore record. Si tratta di una crescita del 5,9% rispetto all’anno precedente, trainata dalla ripresa post-Covid e da un aumento nominale del PIL del 6,7%.
Tuttavia, la distribuzione delle tasse continua a essere fortemente sbilanciata. Circa il 22% dei contribuenti, cioè poco più di uno su cinque, versa il 64% dell’IRPEF.
Fascia di reddito (in €) | Numero soggetti (%) | Imposta netta (%) |
---|---|---|
Fino a 7.500 | 6,3% | 0,3% |
Da 7.500 a 15.000 | 16,8% | 2,5% |
Da 15.000 a 20.000 | 14,0% | 4,1% |
Da 20.000 a 26.000 | 20,0% | 10,5% |
Da 26.000 a 35.000 | 21,2% | 18,8% |
Da 35.000 a 70.000 | 17,1% | 30,8% |
Da 70.000 a 100.000 | 2,5% | 10,2% |
Da 100.000 a 200.000 | 1,6% | 12,0% |
Da 200.000 a 300.000 | 0,3% | 3,7% |
Oltre 300.000 | 0,2% | 7,1% |
Tra questi, rientrano molti lavoratori dipendenti del settore privato, compresi i metalmeccanici. Per loro il peso della tassazione – come per tutti gli altri lavoratori – dipende dal reddito e quindi dal livello di inquadramento e dal diverso CCNL applicato.
Nel 2023, l’imposta netta totale (ossia quella effettivamente versata allo Stato) è cresciuta del 9%, raggiungendo i 189,9 miliardi di euro, pari a 5.660 euro pro capite. Eppure, oltre 11,8 milioni di contribuenti non pagano nulla, grazie a detrazioni e bonus (come l’ex bonus 80/100 euro).
Infine, il quadro è aggravato da un sommerso ancora enorme: il tax gap IRPEF è stimato in oltre 33 miliardi, per l’88% legato a lavoratori autonomi e imprese.
Analizzando i minimi tabellari vigenti nel 2025 dei principali contratti collettivi della metalmeccanica (industria, PMI e artigianato), emerge un quadro chiaro: i metalmeccanici del settore privato sostengono una fetta importante del carico fiscale italiano.
Prendiamo a confronto il livello e i minimi contrattuali dell’operaio qualificato.
CCNL Metalmeccanici | Livello | Minimo Mensile (€) | Minimo Annuo (€) | Fascia Reddito IRPEF | % Contribuenti | % IRPEF Totale |
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Industria (Federmeccanica) | C3 | 2.130,56 | 27.697 | 26.000–35.000 € | 21,2% | 18,8% |
PMI (Unionmeccanica Confapi) | 5° | 2.145,87 | 27.896 | 26.000–35.000 € | 21,2% | 18,8% |
Artigianato (Area Meccanica) | 5° | 1.547,75 | 20.120 | 15.000–20.000 € | 14,0% | 4,1% |
Valori annui su base 13 mensilità. Gli importi non tengono presente elementi economici molti diffusi i tutti e 3 i settori, come scatti di anzianità, indennità varie, superminimi.
I lavoratori del CCNL Industria e del CCNL PMI Confapi percepiscono retribuzioni lorde annue comprese tra €27.697 e €27.896, collocandosi nella fascia fiscale tra €26.000 e €35.000.
Questa fascia rientra nel 21,2% dei contribuenti italiani, che però pagano quasi il 19% dell’IRPEF totale. Si tratta di una parte del cosiddetto “ceto medio fiscale”, quello che mantiene in piedi il sistema tributario italiano (il ceto medio ricomprende anche una parte dei contribuenti con redditi superiori a 35.000 euro).
Diverso il discorso per il settore artigiano. Il 5° livello del CCNL Area Meccanica artigianato offre una retribuzione annua di circa €20.120 (prendiamo il minimo attualmente in vigore, ma nei prossimi mesi sono previsti aumenti intorno ai 65 euro), che ricade nella fascia 15.000–20.000 euro.
Questa fascia rientra nel 14% dei contribuenti, ma copre solo il 4,1% dell’IRPEF. In termini di potere d’acquisto e contribuzione fiscale, i lavoratori artigiani restano penalizzati rispetto ai colleghi dell’industria e della piccola impresa.
Nel 2024, i dati confermano che il grosso del peso fiscale ricade sui lavoratori dipendenti, soprattutto quelli tra i 26 e i 35mila euro di reddito annuo.
I metalmeccanici dell’industria e delle PMI rientrano perfettamente in questa categoria, lo hanno sottolineato di recente anche Fim-Fiom-Uilm. Contribuiscono in modo consistente al gettito IRPEF, senza però beneficiare dei vantaggi fiscali riservati a fasce più basse o ai redditi autonomi spesso opachi.
La questione retributiva e quella fiscale tornano dunque centrali nel dibattito sulle politiche per il lavoro. Servono interventi che riconoscano il ruolo sociale e contributivo di questi lavoratori, oggi pilastri del sistema, ma spesso dimenticati nelle riforme.