Buoni Pasto solo ai Metalmeccanici non Iscritti al Sindacato: Azienda Veneta finisce in Tribunale

Non si placa la tensione nelle fabbriche venete. Poche settimane fa, aveva fatto scalpore il caso di un’azienda del Padovano che aveva offerto un buono spesa da 50 euro ai dipendenti che non avessero aderito allo sciopero per il rinnovo del CCNL dell’industria metalmeccanica. Un’iniziativa che aveva sollevato polemiche e che, anche grazie al pressing di Federmeccanica, era stata ritirata in fretta per evitare conseguenze più gravi.

Ora, sempre nel Veneto, esplode un nuovo caso: stavolta a finire nel mirino è la Fiorenzato Srl di Santa Maria di Sala (Venezia), azienda storica produttrice di macinatori e macchine da caffè con 90 dipendenti.

Fiorenzato denunciata dalla Fiom Cgil per attività antisindacale

La Fiom Cgil di Venezia ha infatti presentato un ricorso al Tribunale di Venezia contro la Fiorenzato. La denuncia è basata sull’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori, norma che vieta ai datori di lavoro di ostacolare l’attività sindacale.

Secondo il sindacato, dopo la prima iscrizione di alcuni lavoratori alla Fiom nel 2023 — una novità assoluta in azienda dopo 80 anni di attività — la direzione avrebbe adottato comportamenti intimidatori per frenare la sindacalizzazione dei lavoratori, perchè non gradita.

Che cos’è l’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori?

L’articolo 28 è uno degli strumenti più importanti per difendere i diritti sindacali nei luoghi di lavoro.
Permette ai sindacati di denunciare il datore di lavoro che impedisca o limiti l’esercizio della libertà sindacale, esercitata attraverso i propri rappresentanti, o del diritto di sciopero, ottenendo dal giudice un ordine immediato di cessazione del comportamento illegittimo.

Pressioni e intimidazioni secondo la Fiom

La Fiom racconta che, dopo le prime iscrizioni, la direzione della Fiorenzato avrebbe convocato individualmente i lavoratori sindacalizzati per metterli sotto pressione.
Nonostante questo clima, il sindacato era riuscito a eleggere una rappresentante RSU e ad avviare trattative per un premio di risultato che includesse anche la richiesta dei buoni pasto.

Tuttavia, gli incontri si sono conclusi con un nulla di fatto per una evidente difficoltà a negoziare in un clima ‘ostile’. La situazione è poi peggiorata: un delegato RSU si è dimesso denunciando il clima intimidatorio, mentre un altro ha lasciato l’azienda per motivi personali, portando di fatto allo scioglimento della rappresentanza interna.

Durante una successiva riunione, i vertici aziendali avrebbero dichiarato esplicitamente che non avrebbero mai accolto richieste provenienti dalla Fiom, vantandosi del fatto che per decenni il sindacato non aveva avuto accesso all’azienda.

La “guerra” sui Buoni pasto

Secondo la Fiom, in azienda si sarebbe diffusa la voce che i buoni pasto sarebbero stati concessi solo a chi avesse restituito la delega sindacale.
Frasi come: “Finché ci sarà un solo iscritto alla Fiom, i ticket non saranno riconosciuti a nessuno avrebbero contribuito a far crollare il numero degli iscritti.

Ora sarà la Fiom a dover dimostrare in tribunale come si è concretizzata la condotta antisindacale contestata alla Fiorenzato. Sarà il giudice a valutare se le frasi riferite dal sindacato integrano effettivamente una violazione dell’articolo 28. Non è scontato che bastino semplici dichiarazioni per arrivare a una condanna.

Un altro caso dopo quello dei 50 euro a Padova?

Questa nuova denuncia segue da vicino un altro episodio preoccupante avvenuto in Veneto.
Come riportato da TuttoLavoro24.it, un’azienda padovana aveva tentato di offrire – con una lettera scritta – 50 euro di buono spesa ai lavoratori disposti a non partecipare allo sciopero nazionale per il rinnovo del contratto metalmeccanico.

Dopo le forti proteste e l’intervento diretto di Federmeccanica, che aveva preso le distanze da pratiche scorrette, l’”offerta” era stata rapidamente ritirata.