Nel settore metalmeccanico si consuma uno scontro durissimo sul rinnovo del contratto nazionale. Da un lato Fim, Fiom e Uilm chiedono aumenti veri e strutturali. Dall’altro Federmeccanica e Assistal tirano dritto: nessuna trattativa sul rinnovo, aspettiamo giugno 2025 e diamo gli aumenti salariali in attuazione della clausola di garanzia. Questa strategia però nasconde un’altra verità: l’intenzione di fermarsi a cifre basse, approfittando dei bassi tassi d’inflazione.
Il presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, ha chiarito: a giugno 2025, anche con il contratto scaduto, saranno riconosciuti gli aumenti previsti dalla clausola di salvaguardia del CCNL. Nessun passo indietro, dunque, rispetto agli impegni assunti nel 2021.
Tradotto: arriveranno circa 40 euro lordi in più sui minimi al livello C3, in base all’andamento dell’IPCA NEI pronosticato a giugno 2024.
Un meccanismo automatico, che evita agli industriali di dover discutere subito un vero rinnovo contrattuale e, soprattutto, di pagare di più. Per i sindacati una sorta di “boomerang” o – che dir si voglia – “effetto collaterale della clausola di garanzia”.
La volontà di non riaprire il tavolo è chiara, fanno notare dal sindacato. Federmeccanica e Assistal sanno bene che un accordo firmato prima di giugno spingerebbe i sindacati a pretendere aumenti superiori.
Non più 40 euro lordi, ma magari 60 o 80 euro nella prima tranche, per recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione e dagli scioperi. I lavoratori, infatti, hanno già perso salario con 32 ore di sciopero proclamate in questi mesi. Ed è evidente come il primo obiettivo di Fiom-Fiom-Uilm è di offrire ai lavoratori il “giusto ristoro” economico dopo mesi di lotte.
Gli Industriali vogliono evitare questo rischio: attendere giugno, applicare la clausola e contenere così i costi.
Visentin difende il modello attuale: l’adeguamento ex post all’inflazione, senza aumenti “a prescindere”. Nessuna disponibilità a riconoscere aumenti strutturali sui minimi, come richiesto dai sindacati.
Gli strumenti alternativi proposti? Solo Welfare, assicurazioni e scatti di anzianità. Misure che, però, non incidono direttamente sui minimi salariali. Ragione per cui occorre da parte degli Industriali un ulteriore sforzo economico per arrivare a chiudere la vertenza.
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