Dal 2027, l’adeguamento automatico dei requisiti pensionistici legato all’aspettativa di vita rischia di avere un impatto rilevante sui lavoratori del comparto istruzione. Le nuove proiezioni contenute nel rapporto 2024 della Ragioneria Generale dello Stato prevedono un innalzamento dei limiti anagrafici e contributivi per il pensionamento, ma ciò che preoccupa maggiormente è l’effetto che queste modifiche avranno su insegnanti e personale ATA nati nei mesi estivi, e sul personale AFAM (Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica) nato a fine estate e inizio autunno.
In particolare, i lavoratori scolastici potrebbero trovarsi obbligati a lavorare un anno in più a causa della finestra unica di uscita al 1° settembre (per la scuola) e al 1° novembre (per l’AFAM), che non consente un pensionamento flessibile in base alla data di maturazione dei requisiti.
Nel rapporto della Ragioneria Generale dello Stato, basato su dati ISTAT, viene previsto un aumento graduale dei requisiti pensionistici a partire dal 2027, in risposta alla crescita dell’aspettativa di vita. Le principali modifiche saranno:
Si tratta, per ora, di un’indicazione tecnica che dovrà essere confermata da un decreto congiunto del Ministero dell’Economia e del Lavoro, atteso nei prossimi mesi. Tuttavia, il governo ha lasciato intendere che valuterà attentamente la possibilità di “sterilizzare” questi aumenti.
Per il personale scolastico, il pensionamento avviene esclusivamente con decorrenza 1° settembre, alla chiusura dell’anno scolastico. Questo meccanismo, pensato per garantire la continuità didattica, si trasforma in un limite severo quando si combinano due fattori:
Un esempio pratico chiarisce il problema: un’insegnante nata il 10 luglio 1960, che avrebbe maturato i 67 anni entro luglio 2027, con i tre mesi aggiuntivi arriverà alla soglia di 67 anni e 3 mesi in ottobre 2027. Risultato? Dovrà attendere il 1° settembre 2028, lavorando fino a 68 anni e 2 mesi.
Questo effetto colpisce quindi in modo specifico i lavoratori nati in estate, creando un’ingiustizia temporale rispetto a colleghi nati in mesi diversi.
Simile ma con caratteristiche proprie è la situazione del comparto AFAM, che comprende i conservatori di musica, le accademie di belle arti e le altre istituzioni di alta formazione artistica e musicale. Qui, la finestra di uscita per la pensione è il 1° novembre, in concomitanza con l’inizio dell’anno accademico.
L’aumento dei requisiti di tre mesi colpirà soprattutto il personale nato nei mesi di agosto, settembre e ottobre, che non riuscirà a maturare in tempo i nuovi requisiti per il pensionamento entro ottobre e sarà costretto a restare in servizio fino a novembre dell’anno successivo.
Per esempio, un docente AFAM nato il 15 settembre 1960, con i nuovi requisiti validi dal 2027, li maturerà il 15 dicembre 2027. Ciò significa che potrà accedere alla pensione solo dal 1° novembre 2028, a 68 anni compiuti.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato come gli aumenti previsti siano, al momento, proiezioni tecniche. Tuttavia, ha anche aperto alla possibilità che il governo decida di non applicarli o di attenuarli con un intervento legislativo.
La questione, dunque, sarà oggetto di un dibattito politico nei prossimi mesi, soprattutto in vista dell’emanazione del decreto attuativo.
Categoria | Finestra di uscita | Mesi penalizzati | Esempio | Età effettiva pensionamento (2027) |
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Docenti / ATA | 1° settembre | Giugno, Luglio, Agosto | Nato 10/07/1960 | 68 anni e 2 mesi |
AFAM | 1° novembre | Agosto, Settembre, Ottobre | Nato 15/09/1960 | 68 anni e 1 mese |