Il Taglio al cuneo fiscale per i dipendenti pubblici, incluso il personale scolastico, sarà operativo dal cedolino di giugno 2025, con arretrati da gennaio. Ma attenzione: non sempre il beneficio conviene, e in alcuni casi potrebbe creare problemi fiscali.
È per questo che la piattaforma NoiPA offrirà ai lavoratori la possibilità di rinunciare volontariamente al bonus. Una scelta che non riguarda solo i pignoli, ma chi ha situazioni reddituali più complesse o rischi di doppia erogazione.
Vediamo quindi quando e perché può essere meglio rifiutare il Taglio al cuneo fiscale.
La misura consiste in una riduzione del carico fiscale per i lavoratori dipendenti, con l’obiettivo di aumentare il netto in busta paga. Si applica a scaglioni, in base al reddito complessivo annuo:
L’importo medio stimato per i lavoratori del comparto scuola è di circa 83 euro netti mensili, pari a quasi 500 euro con gli arretrati da gennaio.
Il beneficio si basa su una stima del reddito annuo, ma chi ha altri redditi oltre allo stipendio (es. affitti, diritti d’autore, attività occasionali o professionali) potrebbe trovarsi a superare le soglie massime e quindi:
Esempio: un insegnante con reddito da lavoro dipendente poco al di sotto di 32.000 euro, ma che incassa anche 15.000 euro da locazioni immobiliari, sfora la soglia di accesso al bonus. Se ha ricevuto il beneficio ogni mese, dovrà restituirlo tutto a conguaglio.
Per chi ha redditi rilevanti extra-scuola, conviene valutare con molta attenzione la rinuncia al beneficio tramite NoiPA.
Un altro scenario problematico riguarda i lavoratori con due contratti da dipendente, spesso con sostituti d’imposta diversi. È il caso, ad esempio, di chi:
In questi casi, se entrambi i sostituti d’imposta applicano il taglio, il lavoratore rischia di riceverlo due volte indebitamente.
A fine anno – in sede di denuncia dei redditi – l’anomalia della doppia erogazione verrà alla luce e il dipendente dovrà restituire l’eccedenza. Per evitare questo tipo di errore, conviene rinunciare al beneficio almeno da.
Chi si trova vicino alle soglie di cambio fascia, ad esempio poco sotto i 32.000 € o i 40.000 €, deve fare attenzione: anche un piccolo aumento imprevisto del reddito, come:
può far scattare il superamento della soglia e comportare la perdita del diritto al taglio, con conseguente restituzione totale o parziale dell’importo ricevuto.
In questi casi, valutare la rinuncia può essere una mossa prudente, specialmente se si prevedono compensi accessori nei mesi successivi.
Una nota importante: il taglio al cuneo fiscale non ha alcun effetto sui contributi previdenziali. A differenza di altri interventi fiscali, non riduce la base contributiva né comporta variazioni sull’importo futuro della pensione.
Il beneficio è esclusivamente fiscale e riguarda il carico IRPEF sul lavoratore. Non ci sono, quindi, svantaggi sul fronte della previdenza, a differenza di quanto temuto inizialmente.
Questo significa che la rinuncia non comporta vantaggi pensionistici, ma può avere senso solo per evitare errori fiscali, doppie erogazioni o restituzioni future.
Situazione del lavoratore | Motivo per cui può convenire rinunciare |
---|---|
Ha altri redditi consistenti (es. locazioni, diritti d’autore) | Rischio di superare la soglia massima e perdere il diritto al beneficio |
Ha due datori di lavoro (due sostituti d’imposta) | Rischio di doppia erogazione e obbligo di restituzione |
Reddito complessivo vicino a soglie di taglio (32.000 / 40.000 €) | Basta poco per sforare e perdere il bonus |
Contratto breve, part-time o precario | Reddito poco prevedibile → rischio di errore nella stima annua |
Vuole evitare complicazioni in dichiarazione dei redditi | Rinunciando si semplificano i calcoli e si prevengono conguagli o sanzioni |