Il Reddito di Povertà promesso dal Governo regionale siciliano si sta rivelando una misura fallimentare. Su 97.000 domande presentate, solo circa 7.000 famiglie riceveranno il contributo una tantum, con un’erogazione media di appena 400 euro a testa. A denunciarlo è il vicepresidente del gruppo parlamentare PD all’Assemblea Regionale Siciliana, Mario Giambona.
Secondo quanto comunicato da Irfis, molte delle domande presentate sono state escluse per un motivo formale: più membri dello stesso nucleo familiare hanno inviato richieste separate, generando domande “doppie” e quindi scartate. Ma la causa principale dell’esclusione rimane la scarsità dei fondi.
Con un ulteriore rifinanziamento potrebbero rientrare 1.418 famiglie che hanno queste caratteristiche nelle graduatoria provvisoria.
Il Governo regionale ha stanziato appena 30 milioni di euro, una cifra che, come denuncia Giambona, non copre neanche il fabbisogno minimo. Nonostante la misura fosse stata annunciata come “epocale”, i numeri dicono altro: solo una minima parte dei richiedenti riceverà l’aiuto.
Dei 74.000 ex percettori del Reddito di Cittadinanza appartenti all’isola siciliana solo una minima parte avrà il contributo, fanno sapere dal PD.
“Ognuno – in base alle attuali risorse – riceverà in media appena 400 euro l’anno, ovvero circa 30 euro al mese, meno di un euro al giorno. Una cifra ridicola, che non cambierà la vita a nessuno e che dimostra la totale inadeguatezza dell’intervento. Altro che lotta alla povertà: siamo di fronte a una misura pensata solo per fare propaganda”, attacca Giambona.
Il Partito Democratico annuncia battaglia. “Chiederemo un rifinanziamento immediato nella prossima variazione di bilancio”, prosegue Giambona. “Ma servono anche un metodo serio, una pianificazione efficace e il coinvolgimento di attori sociali come Caritas e Conferenza Episcopale Italiana, che ogni giorno affrontano la povertà sul campo”.