Obesità, un Bonus in Busta Paga per chi Dimagrisce: Misura Efficace o Rischio Discriminazione?

Anche nel mondo del lavoro il tema dell’obesità sta prendendo sempre più piede. Da una parte, c’è chi propone incentivi economici per chi riesce a perdere peso. Dall’altra, si riconosce ufficialmente l’obesità come una malattia cronica, da curare e non da premiare o punire.

Due approcci molto diversi che cercano, in modi opposti, di affrontare uno dei problemi di salute più diffusi e delicati del nostro tempo.

Bonus in busta paga per chi dimagrisce

Per contrastare l’obesità, alcune aziende estere hanno deciso di riconoscere un bonus economico in busta paga per i lavoratori che riescono a dimagrire. L’obiettivo è promuovere uno stile di vita sano, riducendo i rischi legati a sovrappeso e obesità.

In particolare, lo ha fatto la Chengdu Galaxy Magnet, in Cina. «Ad oggi sono stati distribuiti bonus per un totale di quasi 200mila yuan (24mila euro)», riporta il quotidiano Jiupai. Il bonus sarebbe destinato a chi ha una massa corporea superiore alla norma. Secondo quanto riportato da fonti internazionali, pare che il guadagno mensile possa aumentare in proporzione ai chili persi. E non è tutto: il dipendente che successivamente riprende peso deve restituire il bonus percepito.

Da un lato l’iniziativa può sembrare un incentivo salutare, ma dall’altro rischia di trasformarsi in una forma di discriminazione. Non tutti hanno la stessa possibilità di perdere peso per motivi metabolici, medici, psicologici o socioeconomici. Condizionare il reddito alla forma fisica può creare nuove disuguaglianze e stigmatizzare chi convive con una condizione già complessa.

Per questo motivo, per contrastare l’obesità e favorire una vita sana e salutare alcuni Paesi hanno adottato altre misure. In questo senso è esemplare il caso dell’Italia.

L’obesità riconosciuta come malattia

L’Italia si muove in una direzione diversa rispetto alla Cina. Il 7 maggio scorso, la Camera dei Deputati ha approvato una legge che riconosce ufficialmente l’obesità come una malattia cronica, al pari di altre condizioni invalidanti. Questo significa:

  • cure gratuite attraverso il Servizio Sanitario Nazionale;
  • tutela dei diritti lavorativi e accesso facilitato a benefici come la Legge 104;
  • riconoscimento dell’obesità anche ai fini della disabilità.

Si tratta di un cambio di paradigma importante: non più colpa o scelta individuale, ma una condizione clinica da trattare con rispetto e strumenti adeguati. Anche i medici e il personale sanitario dovrà essere formato ad hoc: la stessa legge, infatti, stanzia 400.000 euro l’anno per la formazione specifica su obesità e sovrappeso rivolta a medici di base, pediatri, studenti universitari e personale del SSN.

Il testo è passato al Senato per l’approvazione definitiva e dovrebbe diventare legge entro l’estate.

Combattere l’obesità senza discriminare

Affrontare l’obesità richiede politiche pubbliche equilibrate, che mettano al centro la salute della persona, senza colpevolizzare o premiare sulla base del solo aspetto fisico. Un bonus in busta paga può sembrare motivante, ma senza un contesto medico e sociale adeguato, rischia di diventare discriminatorio.

L’Italia, con il riconoscimento dell’obesità come malattia, sembra puntare su una strada più inclusiva, in grado di garantire diritti, cure e dignità a chi convive con questa condizione.