Farmacisti: 1.500 euro Non Bastano Per Chi Lavora 7 Giorni su 7

Le trattative per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) dei farmacisti dipendenti delle farmacie private, scaduto il 31 agosto 2024, hanno subito una battuta d’arresto. Le divergenze tra le richieste sindacali e le proposte di Federfarma hanno portato a una situazione di stallo, con i sindacati che hanno proclamato lo stato di mobilitazione.

A sottolineare il punto di vista dei farmacisti ci pensa anche la presidente di Conasfa.

CCNL Farmacisti: divergenze tra sindacati e Federfarma

I sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno avanzato una richiesta di aumento salariale di 360 euro lordi nel triennio, motivata dalla necessità di recuperare il potere d’acquisto perso a causa dell’inflazione e di riconoscere l’evoluzione del ruolo del farmacista, che ha assunto maggiori responsabilità, soprattutto nell’ambito della “farmacia dei servizi”.

Ma Federfarma, l’associazione datoriale, per adesso non sembra disposta a offrire più di 120 euro lordi nel triennio, cioè un terzo: una cifra che i sindacati considerano “inadeguata” e “mortificante”.

Questa proposta ha portato all’interruzione delle trattative e alla proclamazione dello stato di mobilitazione da parte dei sindacati, che hanno annunciato iniziative a livello nazionale e territoriale.

Gli stipendi dei farmacisti sono inadeguati

Anche Angela Noferi, presidente di Conasfa, Associazione Nazionale Professionale Farmacisti Non Titolari, ha espresso preoccupazione per lo stallo delle trattative.

Intervistata da Quotidiano Sanità, ha sottolineato come l’ultimo rinnovo contrattuale (quello del 2021) abbia lasciato insoddisfatti molti farmacisti, con un incremento salariale di appena 80 euro lordi e nessuna indennità di vacanza contrattuale.

È inaccettabile che un laureato in ambito sanitario, che svolge compiti sempre più complessi, parta da uno stipendio di appena 1.500 euro”, ha affermato. Soprattutto se si considera la serie di nuovi servizi erogati in farmacia, inclusi quelli legati alla prevenzione e alla salute pubblica. Un giusto riconoscimento economico è fondamentale per arginare la fuga dalla professione.

Le altre questioni aperte

La presidente ha poi sottolineato le altre questioni che rimangono da chiarire, oltre l’aspetto salariale, che sono:

  • l’orario di lavoro,
  • l’apertura con orario continuato sette giorni su sette, che purtroppo non si concilia con la vita privata,
  • le tutele della salute, soprattutto in virtù delle nuove mansioni e del rischio biologico (si pensi al prelievo di sangue capillare).

L’aspetto salariale non è l’unico elemento di contrasto per definire un accordo soddisfacente. Sono tanti gli aspetti che vanno definiti. Certo è che la fuga dalla professione e la mancanza di iscritti alle facoltà di Farmacia dovrebbero far riflettere sull’importanza di questo rinnovo. […] Una survey condotta da Conasfa ha evidenziato che un farmacista su tre, se potesse, oggi cambierebbe professione” ha puntualizzato Noferi.