Una nuova vittoria in materia di diritti dei lavoratori sanitari. A Camerino, nelle Marche, 30 operatori sanitari dell’Azienda sanitaria territoriale hanno ottenuto un risarcimento economico per la mancata corresponsione dei buoni pasto a cui avevano diritto.
A darne notizia è il sindacato Nursind, che ha seguito il ricorso e annunciato un esito favorevole con un rimborso complessivo di circa 40.000 euro.
Gli infermieri in questione svolgevano turni pomeridiani, notturni o festivi, durante i quali il servizio mensa non era disponibile. Nonostante ciò non ricevevano nemmeno i buoni pasto, contrariamente a quanto previsto dalla normativa e dalla contrattazione collettiva. La situazione è rimasta invariata anche dopo le numerose promesse aziendali di estendere l’orario della mensa o introdurre buoni pasto sostitutivi.
Dopo mesi di rivendicazioni sindacali e ricorsi, il 23 maggio scorso il giudice ha stabilito che i lavoratori dell’Ospedale di Camerino avevano diritto al riconoscimento dei ticket. Ha quindi disposto il rimborso delle somme non percepite dal 2018 al 2022.
Si tratta, all’incirca, di 40 mila euro, da distribuire proporzionalmente tra i 30 infermieri in base ai turni svolti da ciascuno e da erogare entro 60 giorni.
E intanto NurSind sta lavorando per ampliare il riconoscimento del risarcimento anche agli anni precedenti al 2018.
Nursind ha espresso soddisfazione per il risultato ottenuto, sottolineando l’importanza di difendere i diritti contrattuali del personale sanitario, troppo spesso ignorati.
Gli infermieri dell’Ospedale di Camerino, infatti, non sono i primi a dover ricorrere ai sindacati per vedersi riconosciuti i propri diritti. Negli ultimi anni sono numerose le sentenze che hanno confermato il diritto ai buoni pasto anche per i lavoratori che svolgono la loro attività su turni giornalieri, purché siano di almeno 6 ore e non ricevano altre forme di indennizzo sostitutivo.
Ad esempio, nel marzo 2025, il Tribunale di Roma ha riconosciuto a numerosi infermieri dell’Ospedale San Giovanni Addolorata il diritto al buono pasto sostitutivo per i turni superiori alle sei ore senza accesso alla mensa. L’ospedale è stato condannato a risarcire oltre 12.000 euro agli infermieri per danni patrimoniali.
Sempre nel marzo 2025, una sentenza ha obbligato la ASL di Viterbo a corrispondere dieci anni di buoni pasto arretrati ai lavoratori, per un totale di circa 400.000 euro.
Ancora prima, a gennaio 2025, la Corte di Appello di Milano aveva condannato l’ASST Valle Olona a risarcire 22 infermieri con circa 8.000 euro ciascuno per la mancata concessione della pausa mensa. E l’elenco potrebbe continuare.
Casi come quelli sopra citati rappresentano un precedente importante che rafforza la tutela dei diritti accessori per il personale sanitario.
Alla luce di quanto detto, i lavoratori che ritengono di non ricevere correttamente i buoni pasto possono: