Il presidente dell’ARAN, Antonio Naddeo, ha acceso nuovamente la miccia dopo le prime dichiarazioni di qualche giorno fa.. In un’intervista a Orizzonte Scuola, ha chiarito che i buoni pasto nel comparto istruzione potrebbero arrivare solo per una parte del personale. Dirigenti scolastici e ATA in prima fila. I docenti, invece, restano ai margini.
Il motivo? Le regole sull’erogazione e, soprattutto, le risorse limitate.
“Se vogliamo introdurre i buoni pasto”, ha spiegato Naddeo, “dobbiamo tagliare sugli aumenti di stipendio. Non possiamo fare tutto con gli stessi 3 miliardi”.
Il numero uno dell’Agenzia ha ammesso che questa situazione può creare una vera e propria disparità. “Sì, può essere considerata una discriminazione”, ha detto. Ma ha subito chiarito che non si tratta di una scelta politica o ideologica.
“È un fatto tecnico. I buoni pasto sono legati all’orario giornaliero: servono almeno 7 ore e 12 minuti continuativi. I docenti non raggiungono questi limiti nella maggior parte dei casi”, ha spiegato.
Per legge, infatti, i buoni pasto furono pensati per il personale amministrativo e per chi lavora su cinque giorni settimanali. La scuola, con il suo orario spezzato e articolato su sei giorni, è rimasta fuori dal perimetro originario.
Molte sigle sindacali, come già emerso nei primi incontri, hanno sollevato forte contrarietà alla visione dell’ARAN. La richiesta dei buoni pasto è presente sul tavolo, ma l’ARAN frena: “Nell’atto di indirizzo non è previsto. Senza copertura finanziaria non possiamo introdurli”.
Naddeo ha ribadito che qualsiasi nuova voce nel cedolino paga deve essere finanziata dallo Stato. “Noi non abbiamo la bacchetta magica”, ha detto con tono amaro.
Per gli insegnanti, già alle prese con stipendi bassi e carichi di lavoro crescenti, l’ennesima esclusione è una ferita. Le parole di Naddeo hanno fatto emergere tutto il malcontento di una categoria che si sente ignorata.
L’idea che il personale ATA e i dirigenti scolastici possano ricevere i buoni pasto, mentre i docenti ne restano esclusi, rischia di spaccare ancora di più il fronte interno della scuola. Non tutti le scuole infatti hanno la mensa interna dedicata agli alunni a cui hanno accesso anche gli insegnanti “accompagnatori”.