L’aumento degli stipendi per i lavoratori metalmeccanici dipende dall’uscita del nuovo dato IPCA NEI, che attiverà la clausola di garanzia salariale prevista dal contratto collettivo. L’indice è atteso nei prossimi giorni e rappresenta un passaggio decisivo per l’adeguamento delle buste paga di giugno 2025.
Nel documento finale dell’Esecutivo Nazionale UILM, approvato all’unanimità il 9 giugno, il sindacato conferma che:
“È atteso a giorni il dato Ipca per gli incrementi salariali di giugno”.
Un’informazione fondamentale per i lavoratori a cui si applica il CCNL Federmeccanica, e poi quelli: Federorafi, Unionmeccanica Confapi e Confimi Meccanica.
Al momento non ci sono indicazioni ufficiale ISTAT.
Tuttavia, come appreso nei giorni scorsi da TuttoLavoro24.it, i dati dell’ indice IPCA dovrebbero uscire il 12 giugno, salvo ulteriori rinvii. Una data decisiva per capire quali aumenti riceveranno i lavoratori metalmeccanici nella busta paga di giugno.
Sul fronte del rinnovo del CCNL Federmeccanica-Assistal, le posizioni restano distanti. UILM, Fim e Fiom hanno denunciato la chiusura totale delle controparti, annunciando una mobilitazione nazionale.
Nel documento ufficiale UILM si legge:
“La chiusura totale delle controparti… ha reso necessario mettere in campo 32 ore di sciopero a cui se ne aggiungeranno altre 8 il prossimo 20 giugno”.
In programma ci sono manifestazioni regionali, blocco della flessibilità e un inasprimento delle relazioni industriali. Lo sciopero riguarderà anche i lavoratori del contratto Unionmeccanica-Confapi. Complessivamente si parla di circa 2 milioni di lavoratori coinvolti.
La UILM spiega che le richieste sindacali sono chiare e puntano su due fronti. E’ chiara l’intenzione sindacale di voler andare oltre il solo indice IPCA NEI. Come peraltro fatto anche col CCSL Automotive firmato la scorsa settimana e che riguarda 60.000 lavoratori.
Il documento ufficiale individua due obiettivi da centrare col rinnovo:
“Incremento salariale, che non può essere esclusivamente legato all’indice Ipca , e la riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali”.