Dopo mesi di silenzio e cinque scioperi generali, arriva una svolta inattesa nella vertenza per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Il Ministero del Lavoro guidato da Marina Calderone ha convocato per sabato 21 giugno alle ore 12 un incontro riservato con Fim, Fiom, Uilm, Federmeccanica e Assistal, presso la sede di via Veneto a Roma.
La convocazione è arrivata a sorpresa, proprio nel giorno dello sciopero nazionale del 20 giugno, segnato da una forte mobilitazione in tutte le principali province italiane. L’incontro sarà solo conoscitivo, come specificato nella comunicazione ufficiale. Improbabile, dunque, che la ministra Calderone ricorra al “metodo classico”, con cui in passato i ministri del Lavoro imponevano un lodo di compromesso tra le parti per chiudere la vertenza. Probabile che la Ministra dia un tempo congruo (entro luglio?) alle parti per trovare una soluzione e fermare questa lunga catena di proteste. Luglio peraltro è un mese abbastanza impegnativo per Federmeccanica, alle prese con il cambio ai vertici: l’appuntamento è per il 10 del mese.
La decisione del Ministero rompe una lunga fase di immobilismo istituzionale, più volte denunciata da sindacati e opposizioni. La ministra Calderone ha scelto finora un profilo basso, senza mai intervenire pubblicamente sul tema. Ma le immagini dei 10mila metalmeccanici in corteo a Bologna, che hanno bloccato la tangenziale, e le mobilitazioni da Torino a Napoli, hanno imposto un cambio di passo.
Il contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici è scaduto da un anno, ma il confronto tra le parti non è mai realmente decollato. In un anno, i sindacati hanno proclamato 5 scioperi, per un totale di 40 ore di astensione dal lavoro. Nell’ultima giornata di protesta, il 20 giugno, i cortei hanno causato forti disagi alla circolazione e sollevato tensioni politiche, con la maggioranza che ha invocato l’applicazione del Decreto Sicurezza.
Fim, Fiom e Uilm hanno espresso l’auspicio che le autorità non applichino il Decreto Sicurezza contro chi manifesta per il contratto. “Non può essere trattata come questione di ordine pubblico una lotta per diritti salariali e normativi”, hanno scritto in una nota. Ora lo sguardo è puntato su sabato, nella speranza che questo primo confronto possa sbloccare l’impasse.