Novità per il bonus mamme nel 2025. Il Consiglio dei Ministri, con il decreto Omnibus approvato il 20 giugno, ha modificato le modalità di erogazione del beneficio per le lavoratrici madri. La misura non prevede più uno sconto sui contributi, ma un bonus in denaro versato direttamente dall’INPS.
Il nuovo contributo riguarda esclusivamente le lavoratrici madri di almeno due figli. Escluse ancora una volta – inspiegabilmente – le lavoratrici domestiche e tutte le madri con un solo figlio.
Il beneficio spetta alle:
Non cambia il requisito legato all’età del secondo figlio: il bonus è riconosciuto fino al mese del compimento del decimo anno del figlio più piccolo.
Rimane anche il limite ISEE: l’importo sarà erogato solo se l’ISEE familiare è inferiore a 40.000 euro.
Fino al 2024, il beneficio era riconosciuto come esonero parziale dei contributi previdenziali, fruibile in busta paga. Dal 2025, viene esteso anche alle lavoratrici a termine e autonome, si trasforma in un bonus economico di 480 euro all’anno.
L’importo:
La somma è netta, cioè non soggetta a tasse né contributi.
Un’altra importante novità riguarda la procedura di richiesta.
Fino ad oggi, la lavoratrice doveva comunicare al datore di lavoro l’intenzione di usufruire del beneficio. Con il nuovo sistema, la domanda andrà inviata direttamente all’INPS.
Le modalità operative saranno definite con apposita circolare, ma si prevede una domanda telematica, probabilmente tramite portale MyINPS.
Le lavoratrici con contratto a tempo indeterminato non riceveranno il bonus da 480 euro. Per loro resta in vigore, fino alla fine del 2025, il regime di esonero contributivo fino a 3.000 euro all’anno, già introdotto con la precedente legge di Bilancio. Si tratta del Bonus Mamma applicata mensilmente dal datore di lavoro per chi ha almeno 3 figli.
Il nuovo bonus ha una copertura complessiva di 480 milioni di euro. Il Governo ha incrementato il fondo iniziale di 300 milioni, aggiungendo altri 180 milioni con il decreto approvato il 20 giugno.
L’obiettivo è sostenere il lavoro femminile e agevolare la conciliazione tra maternità e attività lavorativa, in particolare nei contratti meno stabili.