Nel settore del lavoro domestico si accende un campanello d’allarme che l’INPS ha segnalato con forza. Il quadro emerso durante l’evento “Il lavoro domestico in Italia, una risorsa strategica per il welfare e l’economia” mostra una realtà ben diversa da quella auspicata: molte lavoratrici e lavoratori sono esclusi da ogni tutela, in particolare sul fronte previdenziale.
Nonostante l’importanza strategica di colf e badanti nel tessuto sociale italiano, una larga fetta del lavoro domestico continua a rimanere sommersa. Il fenomeno del lavoro nero è ancora molto diffuso, spesso per via dell’elevato costo che le famiglie devono sostenere per una regolare assunzione. Questo porta molte persone ad accettare impieghi senza contratto, restando escluse dai versamenti contributivi obbligatori.
Questa assenza di contribuzione regolare si traduce in un vuoto previdenziale. E con il sistema pensionistico ormai quasi interamente basato sul calcolo contributivo, queste lacune si pagano a caro prezzo.
I dati INPS sono impietosi. Molte colf e badanti, soprattutto donne, vanno in pensione con assegni tra i 200 e i 300 euro al mese. Una cifra inferiore persino all’importo della pensione sociale, che nel 2025 è pari a 538,69 euro mensili per 13 mensilità. Questo paradosso può produrre un effetto perverso: se il trattamento previdenziale è più basso dell’assistenza di base garantita dallo Stato, potrebbero mancare del tutto gli incentivi a contribuire regolarmente.
Il lavoro domestico resta prevalentemente femminile: oltre l’89% degli occupati è donna. Ma queste lavoratrici sono spesso penalizzate due volte: guadagnano poco (in media 7.800 euro l’anno) e rischiano di ritrovarsi escluse dalle pensioni dignitose. A questo si aggiunge la discontinuità lavorativa, i contratti brevi, e i lunghi periodi senza versamenti.
In alcune Regioni come la Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna si registra la maggiore presenza di personale regolare, spesso straniero. Ma anche in queste aree il numero dei lavoratori regolari è in calo, per il terzo anno consecutivo.
L’INPS ha evidenziato l’urgenza di rafforzare le politiche di emersione e regolarizzazione del lavoro domestico. Senza una rete previdenziale solida, colf e badanti rischiano di finire in povertà assoluta una volta usciti dal mercato del lavoro, diventando poi “dipendenti” da misure assistenziali come l’Ape Sociale o l’Assegno di Inclusione.