Stop al Lavoro nelle Ore Calde, Aziende Agricole contrarie: “Le Macchine Agricole Moderne hanno Cabine Climatizzate”

Con l’arrivo dell’estate e delle prime ondate di caldo estremo, torna al centro del dibattito la questione della sicurezza sul lavoro nei campi.

Come già fatto nel 2024, alcune Regioni hanno introdotto delle ordinanze che vietano le attività agricole nelle ore centrali della giornata, quando la temperatura percepita può superare i 35°C.

Ma mentre da un lato cresce la preoccupazione per la salute dei lavoratori, dall’altro le associazioni di categoria lanciano l’allarme: un blocco totale nelle ore più calde rischia di compromettere i raccolti e mettere in crisi le imprese agricole. Secondo Confagricoltura, infatti, la strada da seguire è un’altra.

Divieto di lavorare col caldo estremo: il “no” di Confagricoltura

A prendere posizione contro il divieto è Umberto Gorra, presidente di Confagricoltura Piacenza, intervenuto in seguito a un incontro con l’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Paglia. L’incontro ha riaperto il confronto sull’ipotesi di riproporre in Emilia Romagna, anche per il 2025, un’ordinanza che limiti le attività nei campi nelle ore centrali della giornata.

«Di fronte ai fenomeni meteorologici estremi che stanno sempre più caratterizzando il lavoro in campagna – dichiara Gorra – non servono soluzioni d’emergenza, ma strumenti strutturali. Un’ordinanza che impone il blocco delle attività nelle ore più calde non è la soluzione per gestire il caldo estremo, rischia di creare più problemi che benefici».

Secondo Gorra, è necessario tutelare i lavoratori dal caldo estremo, ma attraverso misure concrete e proporzionate, non con blocchi generalizzati:

«È fondamentale garantire la sicurezza dei lavoratori esposti al calore. Ma questo si fa attraverso un protocollo condiviso, basato sulla valutazione specifica del rischio, come previsto dal D.Lgs. 81/2008, non con misure generaliste che non tengono conto delle peculiarità dei diversi comparti».

Le soluzioni alternative al blocco delle attività per il caldo

Il presidente di Confagricoltura Piacenza evidenzia come il settore agricolo disponga già di strumenti per adattare gli orari e proteggere la salute degli operatori dal caldo, senza ricorrere al blocco totale del lavoro:

«Le macchine agricole moderne hanno cabine climatizzate, quelle che prevedono un operatore a bordo, come le trapiantatrici del pomodoro, sono dotate di coperture per schermare dai raggi del sole, in aggiunta si possono adottare strumenti come la nebulizzazione e la turnazione rapida: procedure che possano permettere di lavorare, quando inderogabilmente necessario, anche con il caldo».

Una visione che evidentemente non tiene conto del fatto che non tutti lavorano guidando i macchinari e non tutte le aziende hanno mezzi così all’avangurdia.

I rischi del divieto: tra produttività e impact sociali

Secondo le confederazioni degli agricoltori, il divieto all’attività nei momenti di caldo intenso (spesso dalle 12:30 alle 16:00) può generare:

  • riduzioni produttive in settori stagionali come ortofrutta;
  • calcolo di retribuzioni minori, con conseguente ribasso del reddito quotidiano per lavoratori pagati a giornata;
  • difficoltà nel soddisfare ordinativi urgenti, con conseguenze sull’intera filiera.

Secondo Confagricoltura, quindi, «bloccare il lavoro e far ammalorare le colture rischia di essere un danno per le aziende tale da metterle in condizione di non poter svolgere il lavoro e conseguentemente non poter più assumere manodopera. In definitiva è un danno indotto anche al lavoro».