Dal mese di luglio chi dovrà presentare domanda di rinnovo per l’Assegno di Inclusione si troverà davanti a una novità inaspettata: il processo non sarà più completamente gratuito per molti cittadini.
Una serie di cambiamenti introdotti da provider SPID e costi associati ad altri servizi indispensabili per l’accesso ai benefici rischiano di trasformare il rinnovo dell’AdI in un’operazione a pagamento. Vediamo cosa succede, chi è coinvolto e come evitare spese inutili.
La domanda di rinnovo dell’Assegno di Inclusione può essere presentata telematicamente sul sito dell’INPS. L’accesso è possibile tramite CIE, CNS o SPID.
Ma a partire da quest’anno, i provider Aruba e Infocert applicheranno un canone annuale per continuare a utilizzare lo SPID. Secondo le comunicazioni ufficiali:
Chi non accetta il pagamento vedrà il proprio SPID disattivato. Questo significa che l’accesso ai servizi INPS, tra cui il rinnovo dell’Assegno di Inclusione, non sarà più garantito senza un’alternativa.
Lo SPID è uno degli strumenti più utilizzati per accedere alla piattaforma INPS e inoltrare la domanda di rinnovo per l’Assegno di Inclusione.
Di conseguenza, chi possiede un’identità digitale a pagamento dovrà sostenere questa spesa ogni anno per continuare a presentare domanda e ricevere il sussidio.
Non solo: anche la presentazione dell’ISEE, documento fondamentale per richiedere l’AdI, può comportare costi non indifferenti. La richiesta dell’ISEE, quando fatta attraverso CAF o patronati, ha spesso un prezzo: può costare fino a 25 euro.
Pertanto, i più penalizzati da questi costi imminenti sono:
Per fortuna c’è anche il modo di evitare tali costi legati allo SPID o all’aggiornamento dell’ISEE. I cittadini, infatti, possono: