Federfarma ha ufficialmente annunciato la disponibilità a riaprire le trattative per il rinnovo del CCNL dei dipendenti delle farmacie private, con l’obiettivo di trovare un accordo equo sia per le piccole realtà sia per le grandi catene.
Questa proposta arriva dopo mesi di confronto interrotto, dovuti alle forti divergenze tra le richieste salariali dei sindacati e la proposta economica avanzata dai titolari.
Al centro dello stallo contrattuale si trovano le richieste divergenti: i sindacati di settore – Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – hanno chiesto un incremento fino a 360 euro mensili, necessari per recuperare il potere d’acquisto perso a causa dell’inflazione e per riconoscere l’evoluzione del ruolo del farmacista, che nel tempo ha assunto sempre maggiori responsabilità.
Federfarma invece non ha offerto più un terzo, 120 euro mensili. Proposta che le organizzazioni sindacali hanno definito “inadeguata” e “mortificante” ma che Federfarma giustifica così:
“La richiesta dei Sindacati (360 euro lordi mensili) non tiene conto del fatto che le farmacie e i contesti territoriali in Italia non sono tutti uguali. Per circa 6.000 farmacie private, pari a un terzo del totale, un incremento così rilevante avrebbe un impatto tale da metterne a rischio l’esistenza. Si tratta di farmacie con fatturati e margini molto bassi, che operano in territori disagiati, dove rappresentano l’unico presidio del sistema sanitario nazionale. Federfarma, che rappresenta le oltre 18.500 farmacie private italiane, deve garantire la sostenibilità dell’intera rete dell’assistenza farmaceutica territoriale.“
Obiettivo comune, comunque, è riaprire la trattativa al più presto per giungere a una soluzione positiva.
In linea con quanto detto sopra, quindi considerando la diversità di contesto in cui operano le 18.500 farmacie private italiane, Federfarma propone un piano strutturato in due punti fondamentali:
Questa soluzione punta a garantire la sostenibilità delle farmacie con margini ridotti (in zone disagiate), senza penalizzare la professionalità dei dipendenti né compromettere la tenuta del servizio sanitario territoriale, ha spiegato Federfarma.