Più rigore nei controlli su chi riceve l’Assegno di Inclusione e il Supporto per la Formazione e il Lavoro.
È questo l’obiettivo dell’accordo siglato tra INPS e Corte dei Conti, volto a garantire che le due prestazioni vadano realmente a chi ne ha diritto, evitando abusi, frodi e irregolarità. Un passo importante in direzione della trasparenza e della tutela delle risorse pubbliche.
L’accordo rafforza la cooperazione istituzionale tra INPS e Corte dei Conti, prevedendo una condivisione dei dati e delle informazioni necessarie per monitorare efficacemente l’erogazione dell’Assegno di Inclusione e il Supporto Formazione e Lavoro.
I due sussidi hanno sostituito il Reddito di Cittadinanza da gennaio 2024. Per accedervi occorre rispettare stringenti requisiti economici, reddituali, patrimoniali, di residenza e di cittadinanza. Per esempio, l’ISEE non deve superare i 10.140 euro.
L’obiettivo dell’accordo tra le due istituzioni è chiaro: evitare che i sussidi pubblici finiscano nelle mani di chi non ne ha realmente bisogno, a scapito delle famiglie e dei lavoratori più fragili.
“Ogni euro erogato ingiustamente è un euro sottratto a chi ne ha davvero bisogno. E questo non è solo uno spreco. È una ferita alla fiducia collettiva” ha dichiarato Gabriele Fava, il Presidente dell’INPS.
Grazie a questa sinergia tra INPS e Corte dei Conti, sarà possibile:
Per assicurare il corretto utilizzo delle risorse, il Governo ha previsto una rete ispettiva capillare. I controlli sull’Assegno di Inclusione e sul Supporto Formazione e Lavoro saranno affidati a più soggetti istituzionali:
L’accordo prevede che INL e Guardia di Finanza sottoscrivano specifiche convenzioni operative, previo parere del Garante per la protezione dei dati personali, per definire le modalità di scambio e gestione dei dati, in pieno rispetto della privacy.
I controlli si concentreranno principalmente su:
Eventuali discordanze, omissioni o falsi dichiarati faranno scattare procedure ispettive immediate, con l’obbligo di restituzione delle somme indebitamente percepite.
In linea con quanto stabilito dall’articolo 8 del decreto legge 4 maggio 2023, n. 48, chi fornisce informazioni false o incomplete per ottenere il beneficio può incorrere in sanzioni penali.
In caso di irregolarità accertate, scattano:
La norma introduce inoltre una responsabilità amministrativo-contabile per gli operatori pubblici che omettano controlli o non segnalino le irregolarità riscontrate durante le verifiche.