Per la prima volta dopo oltre un anno di silenzio sul contratto metalmeccanici, Giorgia Meloni interviene pubblicamente. Lo fa dal congresso nazionale CISL, a Roma, parlando di salari, inflazione e rinnovi contrattuali.
Una dichiarazione che arriva dopo mesi di mobilitazioni e 40 ore di sciopero che hanno riaperto il tavolo con Federmeccanica e Assistal. Il Governo prova a intestarsi il merito della ripresa delle trattative, ma i sindacati hanno un’altra versione. Vediamo i dettagli.
Meloni ha parlato di una nuova fase per le retribuzioni:
“Voi siete consapevoli quanto me che noi veniamo da una lunga stagione di stagnazione dei salari, che ha fortemente penalizzato i lavoratori rispetto a quanto avveniva nel resto d’Europa. Però da diversi mesi stiamo registrando segnali di un’inversione di tendenza”.
Secondo la Premier, “da ottobre 2023 i salari sono tornati a crescere più dell’inflazione. Nel 2024 le retribuzioni contrattuali sono cresciute in media del 3,1%. Questo percorso si sta consolidando anche nel 2025, con un più 3,9% registrato su base annua nel primo trimestre”.
Meloni ha rivendicato il sostegno ai rinnovi:
“È la prima volta nella storia che vengono stanziate subito risorse per un triennio contrattuale successivo a quello in corso di trattative”, riferendosi ai contratti del pubblico impiego.
Poi l’affondo sui contratti scaduti da anni, “che penalizzano fortemente intere categorie di lavoratori”.
Ma il punto che fa rumore – oltre che ricevere applausi da una parte della platea – è questo:
“Mi auguro si concretizzi a breve il rinnovo di alcuni contratti, come quello che riguarda i metalmeccanici”.
Un riferimento diretto al CCNL scaduto il 30 giugno 2024. È la prima volta che la Premier cita i metalmeccanici in pubblico e non una sede qualsiasi, ma una sede sindacale considerata “amica”. Secondo i più attenti osservatori un segnale politico, in piena fase di trattativa.
Il Governo sembra voler legare la propria azione a un eventuale accordo, dopo la convocazione di una riunione al Ministero del Lavoro all’indomani dello sciopero del 22 giugno. Ma i sindacati di categoria Fim-Fiom-Uilm frenano: il tavolo lo hanno riconquistato i lavoratori rinunciando a 40 ore di salario, straordinari, flessibilità, e partecipando alle manifestazioni in 8 lunghi mesi di mobilitazione, davanti all’inerzia del Governo. …Non per merito di Palazzo Chigi.