Gli aumenti salariali promessi per i lavoratori metalmeccanici a partire dalla busta paga di giugno 2025, legati all’adeguamento IPCA, risultano di fatto invisibili. Anche a luglio la situazione resta la stessa, per due motivi principali.
Molti lavoratori hanno sottoscritto accordi individuali che prevedono superminimi assorbibili. Questo significa che l’incremento derivante dalla clausola di salvaguardia dell’IPCA (prevista dal contratto nazionale dei metalmeccanici), pari a 27,70 al livello C3, viene compensato da una riduzione del superminimo già presente in busta paga, lasciando invariata la retribuzione netta.
In altri casi, le aziende hanno corrisposto in passato acconti sugli aumenti futuri. Al momento dell’erogazione effettiva, da questi acconti vengono sottratti i nuovi aumenti (come quelli di giugno 2025), annullando l’impatto dell’incremento contrattuale.
Il risultato è che, nonostante sulla carta ci sia un aumento, il netto in busta resta identico o cambia di pochi euro.
A complicare ulteriormente la situazione è l’effetto del cosiddetto “fiscal drag”. L’aumento dell’imponibile porta molti lavoratori a scalare nella fascia di reddito superiore, dove i benefici fiscali si riducono. E’ anche per questo che Fim-Fiom-Uilm continuano a chiedere al Governo di introdurre la detestazione degli aumenti contrattuali.
L’effetto “svantaggio” riguarda anche il cd. taglio del cuneo fiscale.
Come evidenziato dalla tabella, chi supera i 32.000 euro annui entra nella fascia con una detrazione decrescente. Oltre i 40.000 euro, il lavoratore perde completamente il taglio del cuneo fiscale. Questo effetto annulla parzialmente o totalmente il vantaggio economico degli aumenti retributivi.
Il taglio del cuneo fiscale è applicato in misura piena solo fino a 8.500 euro (bonus contributivo del 7,1%) e decresce progressivamente fino a scomparire oltre i 40.000 euro. Questo meccanismo penalizza proprio quei lavoratori che, grazie agli aumenti, superano le soglie chiave.
L’aumento lordo, invece di portare benefici, causa un innalzamento dell’imponibile, riducendo il bonus fiscale. Così, le buste paga di giugno e luglio risultano pressoché identiche a quelle dei mesi precedenti.