Buoni Pasto a Scuola, Docenti e ATA: una Sentenza di Cassazione riaccende il Dibattito

Alcuni insegnanti di scuola dell’infanzia di un istituto comprensivo di Venezia chiedevano un pasto completo — primo, secondo, contorno, frutta e pane — quando in servizio durante la refezione scolastica.

Il Tribunale aveva accolto la domanda, obbligando Ministero dell’Istruzione, scuola e Comune a garantirlo.

La Corte d’appello ha però riformato la sentenza. Secondo i giudici, non era stato provato che il pasto già fornito fosse inadeguato a garantire il benessere psicofisico del personale. Dire che “manca la seconda portata” non bastava. Inoltre, il Comune aveva organizzato il servizio nei limiti dei fondi ministeriali disponibili.

Con ordinanza n. 4559/2025, la Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile “dando ragione” alla Corte d’Appello.

Il motivo: la richiesta si fondava sulle linee guida nazionali del 2010 per la ristorazione scolastica, che non hanno valore di legge e non possono essere usate in Cassazione come parametro di violazione di norme di diritto.

Oltre la sentenza: manca il Diritto al Pasto per Docenti e ATA

La decisione chiude il caso ma lascia aperta una questione nazionale. In molte scuole, docenti e ATA che vigilano alla mensa non ricevono un pasto completo oppure non lo ricevono proprio.

Le condizioni variano in base alle risorse e alle scelte locali, creando forti disuguaglianze.

Il buono pasto come soluzione

In altri settori (dai comparti pubblici a quelli del lavoro privato), quando manca un pasto adeguato, si riconosce un buono pasto sostitutivo.

Nel comparto scuola non esiste una regola simile.

Ecco perchè la sentenza di Cassazione parlando di servizio “adeguato allo scopo” senza fissare standard minimi, rafforza ancor più la storica rivendicazione sindacale sul diritto ad un pasto o un voucher alternativo. Insomma, se l’orientamento della Corte non supporta l’estensione del diritto mette chiaramente in luce l’assenza di una tutela forte per il personale scolastico.

Serve una regola uguale per tutti

Di fatto i Docenti e gli ATA impegnati durante la mensa svolgono un’attività aggiuntiva che limita la pausa pranzo.

Negare un pasto completo o un buono pasto significa ignorare un diritto essenziale.

Serve un intervento nazionale, a partire dal CCNL in fase di rinnovo, che assicuri a tutto il personale scolastico pari trattamento, ovunque e senza eccezioni.