I metalmeccanici italiani possono stare tranquilli: almeno sulla carta, i loro stabilimenti non chiuderanno. A dirlo è stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dopo le recenti notizie sull’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali da parte di Stellantis.
«La prossima settimana incontrerò il nuovo amministratore delegato Antonio Filosa e Anfia per discutere del Piano Italia», ha dichiarato Urso, assicurando che il governo vigilerà sull’attuazione degli impegni già assunti.
Il ministro ha ricordato che il Tavolo Stellantis si è chiuso a dicembre 2024 con la presentazione del Piano Italia, che prevede investimenti per 2 miliardi e commesse per la componentistica per 6 miliardi.
A ciascun sito è stata assegnata una missione precisa: dalla nuova piattaforma Stla-Small di Pomigliano, alla 500 ibrida di Mirafiori, fino ai sette modelli previsti a Melfi e ai tre Alfa Romeo di Cassino. Urso ha garantito che, diversamente da quanto accade in Germania e in altri Paesi europei, tutti gli impianti italiani resteranno attivi.
Le rassicurazioni del ministro arrivano però mentre Stellantis continua a spostare gran parte dei suoi investimenti all’estero. Non solo: tra il 2021 e il 2025, il gruppo ha portato avanti un piano di incentivi all’esodo che ha visto l’uscita volontaria di circa 6.000 lavoratori. E preoccupa la situazione dell’indotto, soprattutto componentistica e logistica.
Un processo silenzioso ma costante, con centinaia di metalmeccanici che periodicamente accettano il licenziamento incentivato. Intanto, in Italia, la produzione rallenta e i lavoratori si ritrovano in cassa integrazione o con contratti ridotti. E’ su questo che si concentrano le principale critiche sindacale, soprattuto di Fiom-Cgil che quell’accordo sindacale non l’ha firmato.
Se da un lato Urso afferma che nessun sito chiuderà, dall’altro i metalmeccanici vivono una quotidianità fatta di indennità INPS (tra cassa integrazione e contratti di solidarietà) e linee produttive ferme.
La promessa che “nessun cancello verrà chiuso” – con tutto il rispetto per il Ministro – non arriva da Stellantis, ma dal governo. Una distinzione che non sfugge ai lavoratori, che guardano con scetticismo a rassicurazioni che, finora, non hanno impedito né lo svuotamento degli organici né lo spostamento degli investimenti fuori dall’Italia.