Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che stanzia 240 milioni di euro per il personale della scuola, da inserire nel CCNL 2022-24 in trattativa all’ARAN.
La misura si traduce in circa 200 euro lordo Stato, pari a 124 euro lordo dipendente, cioè “10,33 euro lordi mensili per un solo anno”.
Numeri che da soli mostrano la sproporzione tra le risorse messe a disposizione e le reali esigenze di chi lavora ogni giorno in aule, uffici e laboratori. A scriverlo è Flc-Cgil in un comunicato molto critico verso l’iniziativa del Governo.
La Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL non usa mezzi termini: “Per racimolare questa cifra il governo fa il gioco delle tre carte”. Secondo il sindacato, i fondi vengono presi da risorse già stanziate ma mai utilizzate, in particolare quelle per la revisione dell’ordinamento professionale ATA, slittata di tre anni. Non solo: arrivano anche dai residui del fondo per la valorizzazione del sistema scolastico e dalle economie del Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa. In sostanza, nessun investimento aggiuntivo, solo spostamenti di capitoli di spesa col rinvio dei benefici attesi dal personale ATA.
Il comunicato denuncia poi un ulteriore paradosso: “Tagliando due commissari degli esami di maturità, si mettono a disposizione 35 mln di euro” destinati all’assicurazione sanitaria per il quadriennio 2026-29 e alla formazione dei commissari, che diventa anche titolo per l’incarico. Qui la scelta politica appare chiara: si finanziano misure di lungo periodo sacrificando pezzi della macchina scolastica. Un gioco di incastri che inevitabilmente alimenta contrapposizioni tra sistema e personale.
L’analisi della FLC CGIL è netta: “Tutta questa operazione mette in contrapposizione fondi per il sistema e fondi per il personale e mostra il sapore dell’inganno”. In cambio di una tantum irrisoria, docenti e ATA si vedono riconoscere solo briciole, mentre “a fronte di un’inflazione coperta solo per un terzo perderanno, per sempre, oltre 300 euro mensili di salario”.
I 300 euro perduti, per il sindacato, derivano dal mancato allineamento dei salari all’inflazione, che per il triennio 2022-2024 si aggira intorno al 17%. Il Governo ha messo sul piatto 160 euro lordi (qui le tabelle complete per ogni fascia e gli importi arretrati). È il cuore della protesta: non un semplice scontro su cifre, ma la denuncia di una scelta politica che preferisce maquillage contabili al riconoscimento reale del lavoro. “Le lavoratrici e i lavoratori della scuola meritano rispetto – conclude la nota – e non i giochi di prestigio su cui si esercitano Valditara e il governo”.