Il governo ha annunciato un nuovo stanziamento da 10 miliardi di euro destinato al rinnovo dei contratti della Pubblica Amministrazione per il triennio 2025-2027. La misura, confermata dal ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, apre una nuova fase di trattative con i sindacati, chiamati a confrontarsi su entità e modalità degli aumenti retributivi.
L’intervento riguarderà milioni di dipendenti pubblici che operano in settori fondamentali come la sanità, la scuola, i ministeri e gli enti locali. Una platea ampia che da tempo attende segnali concreti per il recupero del potere d’acquisto eroso dall’inflazione.
I 10 miliardi stanziati saranno distribuiti sul triennio 2025-2027, con l’obiettivo di finanziare incrementi salariali che potrebbero aggirarsi in media intorno al 5-6%. Tuttavia, la cifra esatta dipenderà dall’esito delle trattative con le organizzazioni sindacali.
I comparti più interessati saranno:
Se da un lato l’annuncio dei fondi rappresenta una notizia positiva, dall’altro resta aperto il tema dell’adeguamento all’inflazione. Secondo i dati Istat, negli ultimi tre anni il costo della vita ha subito un incremento significativo, con un impatto diretto sul potere d’acquisto delle famiglie.
I sindacati – in particolare la Cgil – sostengono che i 10 miliardi non siano sufficienti a coprire la perdita accumulata dai lavoratori. La richiesta iniziale, infatti, prevede aumenti più consistenti, in grado di compensare interamente l’erosione salariale.
Il ministro Zangrillo ha però definito “non sostenibili” le cifre avanzate dalle sigle sindacali, ricordando i vincoli di bilancio e l’esigenza di mantenere sotto controllo la spesa pubblica. Il rischio, secondo il governo, è quello di compromettere la stabilità dei conti statali con ricadute negative sull’intero sistema.
Le trattative con le organizzazioni sindacali sono attualmente sospese ma riprenderanno con intensità dopo la pausa estiva. L’obiettivo dichiarato da Zangrillo è di chiudere un accordo entro la fine dell’anno, così da garantire certezze ai lavoratori già a partire dal 2025.
Il percorso non si annuncia semplice: da una parte c’è la volontà del governo di procedere rapidamente, dall’altra le richieste dei sindacati che spingono per un riconoscimento pieno delle esigenze salariali.
Il primo comparto a partire per il rinnovo contrattuale è quello delle funzioni centrali, che è stato il primo a chiudere l’accordo 2022-2024.
Ecco come potrebbero essere i nuovi stipendi simulando un assegno ad personam riassorbibile: