Il rinnovo del contratto collettivo nazionale per i dipendenti degli Enti Locali è ancora in stallo, ma qualcosa si muove. Dopo mesi di attesa, il 9 settembre si è riaperto ufficialmente il tavolo all’Aran, con la partecipazione dei sindacati e l’attenzione del Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo.
L’obiettivo è chiudere il contratto 2022-2024, ma per farlo servono risorse aggiuntive. E tra proposte di fondi perequativi, aumenti in busta paga e possibili bonus una tantum, la partita è tutt’altro che chiusa.
Il contratto è scaduto a fine 2021 e riguarda circa 430 mila lavoratori tra regioni, province, comuni e camere di commercio. Dopo mesi di impasse, la trattativa ha ripreso vita, ma il vero nodo resta quello delle risorse economiche.
Attualmente gli aumenti ipotizzati si fermano a una media del 6%, cifra giudicata insufficiente da CGIL e UIL, che chiedono incrementi a doppia cifra per colmare il divario con altri comparti e con il costo della vita.
Il Ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo ha annunciato la volontà di chiedere al Ministero dell’Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, ulteriori risorse da inserire nella prossima Legge di Bilancio.
L’idea è quella di creare un fondo dedicato alla perequazione retributiva, sulla falsariga di quanto accaduto nel 2006, ma mai più rifinanziato. Questo fondo servirebbe a sostenere gli aumenti per il personale degli enti locali, spesso penalizzato rispetto ad altri comparti della PA. Si tratterebbe, in pratica, di un adeguamento economico volto a uniformare le retribuzioni all’interno della stessa categoria. In questo modo, chi guadagna meno rispetto ai colleghi con lo stesso profilo professionale può ricevere un incremento salariale.
Zangrillo si è detto moderatamente ottimista, sottolineando l’avvio di un dialogo costruttivo con i sindacati, in particolare con la Cgil Funzione Pubblica.
Inoltre, tra le novità inserite nell’ultima bozza, presentata anch’essa il 9 settembre, ci sono:
L’ultima bozza del contratto prevede anche un rafforzamento del ruolo dei segretari comunali, nuove tutele contrattuali e possibilità di incarichi organizzativi anche a personale con contratto part-time (almeno al 50%).
Non è escluso che, in assenza di risorse strutturali sufficienti, il governo possa valutare anche per gli enti locali una soluzione “ponte”, simile a quella adottata per il personale della scuola: un bonus una tantum da 145 euro lordi.
Ma questa eventualità non convince affatto i sindacati, in particolare la Cgil: “Per portare a casa il contratto, servono soldi e non si può più aspettare“, ha detto Tatiana Cazzaniga, segretaria nazionale Fp Cgil.
Il prossimo incontro è già stato fissato per il 2 ottobre: sarà un momento chiave per capire se il governo intende davvero mettere risorse strutturali sul tavolo.