Il 70% dei Metalmeccanici è in Cassa Integrazione: è dramma sociale nella provincia italiana

In Italia c’è un’intera provincia dove sette metalmeccanici su dieci sono in cassa integrazione. Succede a Torino, territorio che storicamente rappresenta il cuore dell’industria automobilistica e manifatturiera del Paese.

Il dato è stato diffuso dalla Fiom-Cgil torinese e fotografa la crisi profonda in cui versa il comparto: oltre 62.000 lavoratori, pari al 69% del totale provinciale, sono coinvolti negli ammortizzatori sociali.

Il peso di Torino per l’industria italiana

Torino non è una provincia qualsiasi. Storicamente è il baricentro dell’industria metalmeccanica italiana, sede storica della Fiat e oggi di Stellantis, con un indotto che abbraccia automotive, aerospazio, installazione impianti e meccanica generale. Per questo i numeri diffusi dalla Fiom preoccupano doppiamente: riguardano non solo i lavoratori, ma l’intera filiera produttiva nazionale.

I numeri della crisi

Il monitoraggio sindacale ha preso in esame 741 aziende di otto macrosettori con complessivi 90.000 dipendenti. Il risultato è netto: il 69% dei metalmeccanici torinesi è in cassa integrazione.

  • Automotive: rappresenta il 59% dei casi.
  • Multinazionali: costituiscono il 30% delle imprese monitorate, con il 40% degli addetti complessivi.

La fotografia restituisce un quadro di difficoltà trasversale, che colpisce tanto le grandi realtà internazionali quanto il tessuto produttivo locale.

Le richieste della Fiom

Il segretario generale della Fiom Torino, Edi Lazzi, ha presentato i dati in occasione della conferenza stampa per la festa della Fiom (17-20 settembre, cartiera di via Fossano). Nelle sue parole la situazione è chiara: “L’industria metalmeccanica torinese non sta bene, siamo in una fase di frenata. Si parla tanto dell’aerospazio, ma non dobbiamo dimenticare che il suo peso non è così rilevante. Tutto il resto è cassa integrazione”.

Lazzi ha ribadito la richiesta a Stellantis di portare a Mirafiori nuovi modelli oltre alla 500 ibrida e ha espresso forte preoccupazione per il futuro degli impiegati e tecnici Iveco dopo la cessione al gruppo indiano Tata.