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Scuola, va bene non condividere le ragioni dello sciopero ma non attaccare il sindacato

Con perfetta scelta di tempo, prima che gli insegnanti scioperassero (8 giugno), dalle pagine del Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia ha scritto un testo per demolire il sindacato-scuola e maltrattare i docenti: Gli insegnanti prigionieri dei sindacati della scuola (sul Corriere del 4 giugno). È difficile trovare, negli ultimi anni, un attacco così violento – offese, forzature, bugie – al sindacato-scuola e alla funzione di mediazione organizzata del sindacato in generale.

Il Nostro va giù pesante anche sul piano personale, denigrando l’ottimo Francesco Sinopoli: per cogliere il degrado “basta scorrere il profilo biografico del segretario Cgil-scuola: un ‘tizio’ che palesemente in vita sua non si è seduto dietro una cattedra neppure un’ora.” Il prof “moderato” insulta. E manipola la realtà. Vediamo.

1. Parla di “silenzio cronico” dei docenti: la loro voce è assente “da sempre” dal confronto pubblico. È falso. Sono molti i movimenti nati dal ’68 a oggi, e la voce e gli scioperi degli insegnanti hanno fatto cadere più di un governo;

2. Nel nostro Paese “non esiste un’associazione degli insegnanti influente” come in Europa – scrive – perché al suo posto c’è (detto come insulto) “il sindacato scuola”. In verità in Italia esistono importanti associazioni d’insegnati (Cidi, Mce, Uciim, eccetera, molto attive); e il ruolo del sindacato è riconosciuto, per l’alta funzione, dall’art. 39 della Costituzione.

3. Galli della Loggia attacca il sindacato-scuola anche perché tiene insieme docenti, personale di segreteria e bidelli: “un’ammucchiata” che chiede solo aumenti retributivi e immissione in ruolo dei precari. In poche righe tre falsificazioni:

a) Quella che chiama “ammucchiata” è in realtà una caratteristica positiva del sindacato che tutela gli interessi di tutti: dalla fine degli anni Sessanta i momenti più alti delle lotte sindacali hanno visto in piazza (uniti) non solo i lavoratori della scuola, ma operai, studenti, braccianti, docenti. Strano che il Nostro dimentichi, ma forse è l’unità sindacale a disturbarlo: del sindacato farebbe volentieri a meno, senza smettere (ecco la pretesa!) d’essere liberale;

b) Sulle rivendicazioni retributive: perché attaccarle? Le fanno tutti i sindacati d’Europa; e i docenti italiani, tra l’altro, hanno lo stipendio più basso;

c) Quanto ai precari: si tratta d’insegnanti che hanno fatto la gavetta, che da anni mandano avanti la scuola, che hanno accumulato esperienze e competenze preziose. “Sul campo s’impara ad insegnare, l’esperienza della classe è fondamentale” (Bruner). Perché non tenerne conto?

La superficialità di Galli della Loggia emerge ancor di più quando passa dalle critiche alle proposte. Tempo fa scrisse un articolo proponendo soluzioni risibili sulla scuola (“Cattedre più alte per tutti i professori”, Corriere, 5 giugno 2018). Non voglio infierire, ma le sue farneticazioni (le commentai in Riformare la scuola ascoltando i docenti, Il Fatto Quotidiano, 9 giugno 2018) erano queste. Sintetizzo:

1. “Reintroduzione in ogni aula della predella, in modo che la cattedra sia […] sopra il livello al quale siedono gli alunni”. Ecco come si diventa autorevoli! Eliminando John Dewey; la centralità dell’alunno; il concetto di classi aperte; tornando agli anni Trenta del Novecento.

2. Cancellazione del ruolo dei genitori nell’istituzione scolastica: ovvero, abolizione dei decreti delegati del ’74. È una tesi reazionaria e va motivata. Infatti la spiega. Sentite come: “Dal momento che non ci sono rappresentanti degli automobilisti negli Uffici della motorizzazione, né dei contribuenti nell’Agenzia delle Entrate, non si vede perché debba fare eccezione la scuola”. Non è uno scherzo. Sul Corriere si leggono castronerie come queste che mettono insieme, come avessero qualcosa in comune, “motorizzazione” e “scuola”. Incredibile!

3. “Alle gite scolastiche sia fatto obbligo di scegliere come meta solo località italiane“. Proposta di un provincialismo spaventoso nell’epoca in cui si studia inglese fin dalle elementari e i giovani viaggiano in Europa (“la casa comune”) da anni. Mi fermo qui ma vi assicuro che l’articolo contiene altre perle. Cercatelo.

Insomma, dopo aver risolto con “illuminanti” proposte, nel 2018, alcune questioni interne alla scuola, oggi il Nostro si occupa del sindacato (bastonandolo). Intendiamoci, si possono non condividere alcune ragioni per cui l’8 giugno i docenti sono scesi in piazza, ma gli attacchi alla natura del sindacato italiano non vanno bene: è stato (è) elemento determinate della democrazia italiana. Capisco che certe tesi tornino utili a chi vuole una scuola docile e non sopporta il sindacato. Ma c’è un limite a tutto: Galli della Loggia scrive spesso banalità, occorre dirlo.

L’articolo Scuola, va bene non condividere le ragioni dello sciopero ma non attaccare il sindacato proviene da Il Fatto Quotidiano.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it

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