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Click day di aprile per bonus autonomi, “il sito dell’Inps andò in tilt per un attacco hacker”

Fu un bagno di sangue, un disastro. Era il primo giorno di aprile e il sito dell’Inps collassò. Era la prima data utile per richiedere il bonus da 600 euro per gli autonomi previsto dal decreto Cura Italia e nessuno riusciva ad accedervi. Nel mezzo delle proteste degli utenti e la polemica sollevata dai politici il presidente dell’Istituto, Pasquale Tridico, che prima parlò di un attacco hacker e poi specificò che c’era stato un flusso di richieste inaspettato.

Oggi la storia di quel blackout viene in qualche modo riscritta dal Report 2 dell’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sui rischi di infiltrazione nell’Economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso. Ebbene nell’ambito delle “campagne Ddos”, che consistono nel “provocare la paralisi di un servizio web, reso non più operativo attraverso richieste (interazioni) massive indirizzate ad uno specifico server”, appare “inquadrabile il noto caso Inps. Le specifiche evidenze acquisite – si legge nel report – infatti, hanno consentito di ricollegare a tale tipologia di attacco ai sistemi, le difficoltà di accesso, al sito dell’istituto, registrate durante il cosiddetto click day dello scorso 1 aprile, difficoltà che, in una prima fase, hanno ostacolato il perfezionamento della procedura necessaria all’erogazione dei benefici economici accordati dal governo per il sostegno del reddito dei lavoratori autonomi e subordinati”.

Eppure l’Inps – la cui figuraccia aveva intenerito se così possiamo dire anche quelli di Pornhub – aveva avuto oltre 20 giorni di tempo avuti per smaltire il numero di richieste. I problemi erano stati tantissimi: molte persone lamentavano di avere problemi con le credenziali di accesso, altre sostenevano di esser state riconosciute dal sistema, ma con nomi di altri richiedenti, di cui addirittura erano comparsi online alcuni dati sensibili, tra cui le coordinate bancarie. Alle 13 la resa con la pagina che informava: “Il servizio non è al momento disponibile”.

Il presidente dell’Inps aveva replicato alle proteste e agli attacchi bipartisan parlando di “attacchi hacker” che avrebbero bloccato il sistema da giorni e reso più difficile la programmazione. Una versione sostenuta anche dallo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte che era intervenuto in sua difesa: “All’Inps sono giunte 100 domande al secondo, con più di 300mila richieste ad oggi, e questo ha creato qualche problema”, aveva spiegato fonti di Palazzo Chigi. E anche il premier aveva parlato di un tentativo di hackeraggio del sistema. Di fronte all’ipotesi che l’attacco sia arrivato dall’esterno, il Partito democratico aveva ha abbassato i toni: “Alcune infrastrutture strategiche”, aveva detto il vicesegretario dem Andrea Orlando, “sono state sotto attacco di hacker. Bisogna subito convocare il Copasir per chiedere al Dis quale reazione è in atto. Questi sciacalli vanno fermati immediatamente”. Ora questo report in qualche modo conforta una versione che sembrava di facciata. Gli utenti erano stati quindi rassicurati e era stata trovata una soluzione con lo scaglionamento degli orari in modo che dalle 8.00 alle 16.000 il sito fosse accessibil per patronati e consulenti e dalle 16.00 per i cittadini. Quindi c’era stato l’invito alla calma perché le domande potevano essere “fatte per tutto il periodo della crisi”. In questi giorni la conferma di un assalto informatico su cui probabilmente ci sarà un’inchiesta penale.

Hacker o meno, le opposizioni (ma anche la maggioranza) avevano attaccato la gestione di un evento così importante in un momento così delicato con l’epidemia di coronavirus ancora dilagante e il lockdown lungi dall’essere ritirato. Dall?inps erano arrivate le scuse e l’annuncio di una verifica. Il crash aveva anche spinto il premier Conte a parlare di mancanza di collaborazione nei confronti dell’ex vicepremier Matteo Salvini: “Basta soffiare sul malcontento” aveva detto il presidente del Consiglio.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it

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