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Bonus professionisti, il nodo delle risorse e dei requisiti. Casse previdenziali private in attesa del decreto interministeriale

È il contributo economico pensato per sostenere i lavoratori autonomi nel mese di maggio, ma con ogni probabilità non arriverà prima di agosto. E in mancanza del decreto interministeriale che deve definirne i requisiti e le modalità di erogazione, ci sono circa 500mila professionisti che attendono di sapere quale sarà il loro destino. Tante sono le richieste arrivate alle Casse di previdenza private per le indennità da 600 euro relative ai mesi di marzo e aprile, erogate dagli stessi enti per conto dello Stato. “In questi giorni le casse stanno ricevendo il rimborso delle quote erogate in marzo, e di questo va dato atto al governo”, sottolinea Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp, l’Associazione degli enti previdenziali privati. “Per la terza tranche invece neanche noi sappiamo nulla: speriamo si decida a breve, perché parlare ancora di maggio significa parlare del passato”.

Il decreto Rilancio aveva stanziato 650 milioni di euro per i bonus di aprile e maggio riservati ai professionisti iscritti alle casse private. Per il primo mese sono stati utilizzati circa 300 milioni. Ma se a maggio, come confermato anche dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, il contributo salirà a 1.000 euro, le risorse non saranno sufficienti. Per garantire i soldi a tutti gli iscritti che hanno ricevuto il bonus di marzo servirebbero circa 150 milioni in più. Il decreto interministeriale potrebbe intervenire per aumentare i fondi, ma c’è anche la possibilità di una riduzione della platea dei beneficiari con l’inserimento di clausole restrittive.

Il rischio è che si allunghi la lista degli esclusi, come già successo in questi mesi ai giovani professionisti. Il decreto interministeriale del 29 maggio, relativo al bonus di aprile, stabiliva l’erogazione automatica a chi ne aveva già beneficiato a marzo, ma allo stesso tempo escludeva una parte di quella platea, specificando che l’indennità sarebbe stata riconosciuta solo ai professionisti iscritti alle casse di previdenza obbligatoria entro il 23 febbraio 2020. Una clausola non presente nel decreto che regolava il bonus di marzo e sulla quale anche l’Adepp “ha chiesto un chiarimento al Ministero del Lavoro, ma senza ottenere risposta”, racconta Oliveti.

“Iscriversi a un ordine professionale, e quindi alla rispettiva Cassa di previdenza, non è immediato come aprire una partita iva”, spiega Mario Nobile, avvocato di Foggia e capofila di un gruppo di giovani legali che si è fatto portavoce di questa problematica a livello nazionale. “È irrazionale stabilire questo limite per un iter che richiede la riunione di un organo collegiale, il Consiglio dell’Ordine territoriale, e che per questo può avere tempi lunghi”. Quest’anno ancora di più, complice lo stop delle attività amministrative causato dell’emergenza che ha bloccato le pratiche, e così molti neo professionisti già in possesso da alcuni mesi dei requisiti necessari risultano iscritti alla Cassa di riferimento solo a partire da marzo o aprile. “Dopo un lungo percorso di studi e il superamento di un esame difficile e da riformare con urgenza, oltre alla sfortuna di iniziare l’attività nel mezzo di una pandemia, molti colleghi sono stati esclusi dagli aiuti per il mese di aprile, e rischiano lo stesso anche per maggio”.

La loro richiesta, diretta al governo e in particolare ai ministeri dell’Economia e del Lavoro che stanno lavorando al decreto, è di intervenire per sanare questa situazione. Lo stesso vale per i professionisti che oltre alla rispettiva cassa di previdenza privata risultano iscritti anche alla gestione separata dell’Inps. Il decreto Liquidità, pubblicato un mese dopo il Cura Italia, aveva infatti aggiunto un ulteriore requisito necessario per ottenere il bonus di marzo, ovvero essere iscritti alla cassa di previdenza privata in via esclusiva. La doppia posizione contributiva diventava così motivo di esclusione. Dopo le proteste l’esecutivo è corso ai ripari abrogando quell’articolo con il decreto Rilancio, ma senza rimediare a quello che è stato di fatto riconosciuto come un errore, e che ha impedito a molti professionisti di ottenere i 600 euro relativi al mese di marzo.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it

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