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Il M5s chiede ai suoi deputati di rinunciare alla privacy: “Così l’Inps può fare i nomi di chi ha preso il bonus 600 euro”. Di Maio: “Aderisco”

“Se non dovesse palesarsi spontaneamente chi ha richiesto il bonus, chiederò a tutti i nostri parlamentari di sottoscrivere una dichiarazione per autorizzare l’Inps a fornire i dati di chi ha usufruito del bonus”. Il giorno dopo la notizia che cinque deputati, nonostante il ricco stipendio, hanno chiesto e ottenuto il bonus 600 euro previsto per le partite Iva danneggiate dal lockdown, il viceministro dell’Interno e capo politico del M5s Vito Crimi affronta il nodo che si è presentato subito dopo: la privacy. E’ infatti il “diritto alla riservatezza” dei cinque parlamentari – tre leghisti, un pentastellato e un renziano anche se Ettore Rosato di Italia viva fa sapere che “non risulta” – e dei 2mila tra consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci, che impedisce all’istituto previdenziale di renderne noti i nomi, nonostante gli appelli arrivati da tutte le parti politiche. “Un fatto cosi grave non può passare senza conseguenze. Spero che tutti i partiti si muovano nella stessa direzione, lo dobbiamo a chi sta soffrendo le dure conseguenze di questa pandemia“, è la posizione di Crimi.

Dal ministro degli Esteri Di Maio al viceministro Buffagni: chi ha annunciato “rinuncerà alla privacy” – Tra i primi a sostenere la proposta del capo politico M5s c’è stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “Sono pronto ad aderire all’idea lanciata da Vito Crimi sulla rinuncia alla privacy così da autorizzare l’Inps a pubblicare i nomi”, ha annunciato Di Maio che domenica aveva chiesto che i cinque si “autodenunciassero“. Ma nessuno, fino ad ora, ha trovato il coraggio di uscire allo scoperto. “Facciano lo stesso tutti i parlamentari di ogni forza politica”, chiede ora il ministro degli Esteri. “Il mio è un appello rivolto a tutti i leader dei partiti: chiedano ai loro eletti di rinunciare alla privacy e permettano all’Inps di rendere pubblici i nomi di questi approfittatori. E nessuno pensi di scaricare proprie colpe su altri, mettendo di mezzo ad esempio i commercialisti per salvarsi”. Poco dopo ha aderito anche il viceministro al Mise Stefano Buffagni: “Pronto a firmare dichiarazione ad Inps sulla mia rinuncia alla privacy”, ha scritto su Facebook, “lo devono fare tutti i parlamentari!!! La trasparenza su chi ha avuto la faccia tosta di richiedere quelle somme è fondamentale”. E pure la deputata Iolanda Di Stasio: “Io non ho niente da nascondere e sono pronta a firmare per rinunciare al mio diritto alla Privacy”, ha scritto su Instagram. “Scoviamo i furbetti del bonus Partite Iva e sbattiamoli fuori dal Parlamento”.

L’esperto: “L’obbligo di trasparenza prevale sul diritto di riservatezza” – Comunque Alfonso Celotto, professore di diritto costituzionale all’università RomaTre, intervistato da Repubblica fa presente che “l’obbligo di trasparenza prevale sul diritto alla riservatezza individuale” e “acquista un rilievo maggiore perché riguarda i rappresentanti delle istituzioni”.

Si potrebbe a questo punto chiedere all’Inps di dare le loro generalità? Il problema, chiarisce Celotto, è che “non esiste a priori una gerarchia costituzionale fra diritti”, come quelli alla privacy e alla trasparenza, anche se “è proprio la Costituzione a fornire un’indicazione: l’art. 98 dice che tutti i pubblici impiegati sono al servizio della Nazione, l’art.54, che devono esercitare il loro mandato con disciplina e onore“. L’unica via di uscita quindi è “fare l’accesso civico. E se lo negano, ricorso al Tar. Come per i verbali del Cts. Ma i tempi sono lunghi. Sarebbe meglio che qualcuno si facesse coraggio e li accorci”. Come? “Basta che il Parlamento scriva una riga di emendamento al decreto Semplificazione, ora in fase di conversione, per far pubblicare subito tutti i beneficiari di tutti gli aiuti Covid. Questa sarebbe democrazia trasparente“.

Le opposizioni e Italia viva contro l’Inps – “Intanto c’è chi se la prende più con l’Inps che con chi ha chiesto il bonus: “Questo modo di fare servizio pubblico da parte dell’Inps è barbaro. A noi di Italia Viva non risulta che alcun parlamentare appartenente al nostro gruppo abbia chiesto il bonus. Invitiamo formalmente Inps che ha diffuso questa informazione a smentire la notizia del nostro coinvolgimento o a rendere pubblici i nomi”. Mentre dal punto di vista del senatore di Forza Italia Andrea Cangini “ad incidere davvero sulla politica e sulla società sono altre due notizie, in effetti “clamorose”. La prima: il ministro degli Esteri in carica ha indotto il direttore di un istituto pubblico da lui nominato a mettere alla gogna cinque parlamentari (che andrebbero cacciati a calci, ma che non hanno violato la legge) per influenzare il voto democratico su un referendum costituzionale di prossimo svolgimento. La seconda: il caso dei 5 deputati ha messo in luce il fatto che un decreto, il Rilancio, votato dal ministro Luigi Di Maio e da tutti i parlamentari di M5s, Pd, Italia Viva e Leu ha consentito migliaia di ‘abusi’ sperperando milioni di euro di denaro pubblico”.

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