Per riuscire ad approvare la regolarizzazione di colf e braccianti, inserita a fatica nel decreto Rilancio, la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova aveva minacciato persino le dimissioni. E si era commossa nell’annunciare il compromesso raggiunto in maggioranza lo scorso 13 maggio per combattere “il caporalato“. Ora che la procedura si è conclusa, dal Viminale sono arrivati i dati definitivi su chi ne ha fatto richiesta. Le domande ricevute dal portale del ministero dell’Interno sono 207.542. In prevalenza si tratta di colf e badanti (85 per cento), mentre il resto riguarda i braccianti impiegati nelle campagne. La Lombardia è la regione da cui sono state inviate il maggior numero di richieste per il settore del lavoro domestico e di assistenza alla persona (47.357), mentre al primo posto per quello agricolo si trova la Campania (6.962).
La procedura di regolarizzazione è partita lo scorso 1 giugno e si è conclusa (grazie a una proroga) il 15 agosto. Era valida per tre settori – agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura; assistenza alla persona; lavoro domestico – e prevedeva due modalità di applicazione. Il primo canale riguardava i datori di lavoro, che potevano assumere un cittadino straniero presente sul territorio nazionale o far emergere un rapporto irregolare già esistente. Il secondo è stato attivato, invece, direttamente da chi ha un permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019, presentando domanda per un permesso temporaneo per la ricerca di lavoro della durata di sei mesi, convertibile poi in permesso di lavoro in caso di assunzione (a patto di riuscire a dimostrare di aver svolto attività nei settori interessati dalla norma).
“Da oggi gli invisibili saranno meno invisibili. Da oggi vince lo Stato perché è più forte della criminalità e del caporalato“, aveva dichiarato la renziana Bellanova in occasione della presentazione del decreto Rilancio, poi convertito in legge dal Parlamento. “Per la mia storia è un punto fondamentale”, aveva spiegato, riferendosi al fatto che in passato lei stessa è stata una bracciante oltre che sindacalista. Eppure la misura non era stata accolta in modo unanime nemmeno dai sindacati. Per l’Usb il decreto Rilancio ha dato luogo “con uno strettissimo spiraglio irto di sbarramenti e condizionalità, alla regolarizzazione per mera utilità di mercato anziché garantire il diritto alla vita”. Secondo le opposizioni, invece, bisognava dare priorità ai lavoratori italiani.
Ma ad accendere il dibattito nelle ultime settimane sono stati anche i numeri relativi alla regolarizzazione. Inizialmente Bellanova aveva parlato di 600mila migranti e lavoratori irregolari da far emergere. Poi i partiti di maggioranza hanno trovato un accordo più stringente sulle procedure da mettere in campo e le stime sono state riviste al ribasso. Nella relazione tecnica del decreto approvato a maggio si ipotizzava l’arrivo di circa 220mila domande.
L’articolo Regolarizzazione di colf e braccianti, arrivate in totale 207mila domande. Il Viminale: “L’85% riguarda il lavoro domestico e di assistenza” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Fonte: ilfattoquotidiano.it