12 settembre 2020 – “L’ aggressione brutale a Willy non è stato un fatto casuale. Willy è morto a causa di un clima di incitazione all’odio ed alla violenza, questa continua sequela di provocazioni, che trovano oggi un “humus ” fecondo nel linguaggio sguaiato e senza alcun controllo dei social network, nella disinfomazione organizzata, in quella cattiva ideologia di chi vuole mettere in discussione ogni forma di solidarietà, di integrazione, di equità e lotta alle diseguaglianze sociali”. Lo scrive in suo editoriale su Avvenire la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. “Noi come sindacato- aggiunge Furlan- non ci rassegniamo a questo veleno strisciante di intolleranza, di razzismo, di violenza. Ha ragione chi sostiene: sono minoranze. E’ vero, ma non bisogna sottovalutare questi fenomeni. C’è un evidente malessere sociale, educativo, culturale nel nostro paese, un malessere che la pandemia e la crisi economica hanno ulteriormente aggravato soprattutto in quelle periferie abbandonate ed emarginate dove regna la droga, lo sfruttamento degli immigrati, il lavoro nero, dove non ci sono servizi sociali, scuole attrezzate, impianti sportivi, presidi sanitari. Da lì bisogna ricominciare, utilizzando tutte quelle risorse che l’Europa ci ha messo oggi a disposizione. E bisogna far tesoro dell’esperienza positiva di tante Associazioni, penso all’Anolf della Cisl, alla Caritas, a Sant’Egidio, alla Papa Giovanni XXIII e ad altre importanti realtà cattoliche e laiche che hanno fatto dell’integrazione e dell’inclusione un progetto serio e condiviso. Occorre una grande alleanza tra le istituzioni e le espressioni organizzate della società civile per contrastare il dilagare dell’odio razzista e della violenza in tutte le sue forme, attraverso i valori della coesione, della giustizia sociale, del lavoro, come opportunità di inclusione e di riscatto. Questa è la battaglia culturale che la Cisl porta avanti, a partire dalla scuola e nei posti di lavoro, con un sentimento positivo di solidarietà e di rispetto per la vita umana”. “Dobbiamo farlo anche in memoria di Willy, che voleva solo mettere pace, difendere un amico. Un ragazzo di 21 anni che voleva fare il cuoco e tifava per la Roma, che si sentiva italiano perché era italiano- conclude la leader della Cisl.
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Fonte: cisl.it