Roma, 17 settembre 2020 – Conosciamo tutti l’onestà intellettuale e politica di Romano Prodi, per questo ci sorprende il suo appello ai sindacati ad evitare tensioni, forse indotto dalla convinzione – errata – che sia stato proclamato da noi uno sciopero di cui danno notizia oggi gli organi di informazione.
Per la stessa onestà intellettuale che ci accomuna, vorremmo ricordare al presidente Prodi che le situazioni di difficoltà nel sistema dell’istruzione risalgono a ben prima della pandemia che le ha solo aggravate, e di parecchio. E’ un fatto che negli ultimi anni i governi hanno di volta in volta definanziato il sistema, hanno contribuito a deteriorare la percezione pubblica di coloro che nella scuola e nelle università lavorano, hanno trascinato verso il basso dignità e retribuzioni dei lavoratori della scuola, negando più volte il rinnovo dei contratti, e promuovendo l’immagine, soprattutto tra i giovani laureati, di una professione che non conviene più praticare.
Da ultimo, questo governo ha sottovalutato la complessità della ripartenza. Invece di pensare a provvedimenti eccezionali per fare fronte ad eventi altrettanto eccezionali, si è limitato ad interventi congiunturali o a inseguire l’emergenza, senza una strategia di sistema per la quale da sempre e anche in questa circostanza abbiamo offerto il nostro contributo di idee e di proposte. Quello che chiediamo ora è che non siano sottovalutate le opportunità del recovery plan, tema sul quale serve intervenire con capacita di visione e promuovendo ampia coesione a livello politico e sociale.
Diversamente da quanto avvenuto con i governi da Lei diretti, con i quali il confronto sindacale non è mai mancato, negli ultimi mesi e in particolare sulla scuola le proposte dei sindacati sono state vissute come un intralcio, come se i soggetti sociali non avessero funzione alcuna.
Di quale ritorno alla normalità, dunque, stiamo parlando? Premesso che proprio per tornare in sicurezza alla riapertura delle scuole, per noi la scuola vera, abbiamo profuso in questi mesi il massimo impegno, basta il ritorno alle attività in presenza per aver risolto annosi problemi? Noi crediamo di no. Anzi, crediamo che proprio in considerazione dei limiti della nostra istruzione e dei danni prodotti da tanti governi, questo è il momento per riformare per davvero, in modo ragionevole, sensato e collettivo ciò che non va. A partire dal tema del reclutamento del personale, dei bassi salari e della didattica.
Per questo ci stiamo dando da fare, sollecitando intanto la soluzione dei problemi che oggi purtroppo non mancano, ma in realtà lavorando per il futuro. Forse il professor Prodi, col suo invito “a dare una mano” per far ripartire la scuola, rivolgendosi a noi ha sbagliato indirizzo.
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Fonte: cisl.it